Vangelo di Gesù Cristo secondo San Luca
A quel tempo,
mentre Gesù parlava,
una donna alzò la voce in mezzo alla folla
per dirgli:
“Beata la madre che ti ha portato nel suo seno,
e il cui seno ti ha nutrito!”
Allora Gesù gli disse:
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio,
e chi lo conserva!”
– Acclamiamo la Parola di Dio.
Il breve dialogo riportato nel Vangelo di Luca (11,27-28) contrappone due modi di benedire Gesù: la lode rivolta alla madre e la parola del Maestro che indirizza la beatitudine a coloro che ascoltano e custodiscono la parola di Dio. Questo breve racconto, letto e proclamato nella liturgia, invita a una profonda conversione nel nostro modo di intendere la fede: non basta riconoscere i segni esteriori della santità o rivolgere acclamazioni, occorre farsi ascoltatori obbedienti della Parola che salva. Il testo illumina anche il posto di Maria nella tradizione cattolica: a lei si loda, ma la lode ultima è rivolta a coloro che vivono la parola; e proprio Maria è il modello per eccellenza dell’ascolto obbediente. Partendo dal testo, svilupperemo una meditazione strutturata in quattro parti: 1) lettura attenta del testo e del contesto liturgico; 2) significato teologico dell’opposizione “madre beatificata” / “coloro che ascoltano la parola di Dio”; 3) implicazioni spirituali e pratiche per la vita quotidiana; 4) le radici patristiche e il posto di Maria nella tradizione liturgica cattolica. Concluderemo con alcune proposte concrete per la preghiera e la vita ecclesiale.
Lettura attenta del testo e del contesto liturgico
Il versetto centrale: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» fa parte di un insieme più ampio in cui Gesù insegna sulla preghiera (in particolare sul Padre Nostro) e sulla lotta contro il male (cfr Lc 11). Qui, un elemento sorprendente è la spontaneità del grido femminile in mezzo alla folla: «Beata la madre che ti ha partorito...» (v. 27). Questo grido, comprensibile e naturale, sottolinea l'ammirazione popolare per la maternità e l'intimità carnale di Maria. Sulla bocca del popolo, riconoscere la dignità della madre del Messia è una reazione di pietà e di umanità.
Gesù, tuttavia, non corregge l'elogio di Maria con un rifiuto, ma con un riorientamento: riformula la beatitudine ponendola sull'ascolto e sulla fedeltà alla Parola. L'espressione greca resa "ascoltare la parola" (akouein ton logon tou theou) richiama la grande importanza scritturale e profetica dell'ascolto nella tradizione ebraica: Israele è chiamato ad "ascoltare" per obbedire (Deuteronomio, Legge), essendo l'ascolto una condizione dell'alleanza. Gesù eleva così l'ascolto della Parola al livello di una beatitudine che riguarda tutti coloro che seguono Dio.
Liturgicamente, questo brano viene acclamato nell'Alleluia e proclamato nella Chiesa proprio per richiamare il primato della Parola nella vita cristiana. La liturgia pone l'ascolto della Parola al centro dell'assemblea: durante la Messa, la Parola di Dio viene proclamata, acclamata, meditata e prepara l'assemblea a ricevere l'Eucaristia. Il significato di "custodire la Parola" rimanda alla fedeltà eucaristica: Parola ed Eucaristia vanno insieme nella tradizione liturgica cattolica.
Significato teologico profondo: parola, ascolto, fedeltà
La Parola come presenza viva
Nella tradizione cristiana, la Parola non è solo un messaggio, ma una presenza: il Logos incarnato, Cristo. Quando Gesù dice: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio», si riferisce all'ascolto della Parola che trasforma la vita, all'accoglienza di Colui che parla e di Colui a cui ci si rivolge. Il vero ascolto implica un incontro faccia a faccia con Dio, una disposizione interiore che è allo stesso tempo adesione della volontà. La Chiesa, nei suoi Padri, afferma che l'ascolto della Parola conduce all'assimilazione di Cristo. Agostino scrive spesso che comprendere e credere sono inseparabili: credere significa accogliere la parola di Cristo e custodirla nel cuore (cfr Sermoni di Agostino). Giovanni Crisostomo insiste sulla potenza trasformante della parola proclamata: essa agisce sull'anima.
Ascoltare ≠ semplice sentire
L’ascolto della Parola di Dio va oltre la semplice percezione uditiva. È un ascolto obbediente (akoe + hupakoe), dove la Parola diventa norma di vita. “Custodire” la Parola (tèréin ton logon) implica metterla in pratica, fedeltà. Nella tradizione biblica, “custodire” la Parola significa anche meditarla (cfr Salmo 1), portarla dentro di sé e vivere secondo essa. Gesù, attraverso questa correzione, mostra che l’essenziale non è la relazione biologica con Lui (anche se reale e preziosa in Maria), ma l’appartenenza spirituale che nasce dall’obbedienza alla Parola.
Maria, modello di ascolto
Per la teologia cattolica, non c'è antagonismo tra la parola di Gesù e l'onore tributato a Maria. Piuttosto, Maria è l'esempio paradigmatico di chi ascolta e custodisce la Parola: ha ascoltato l'annuncio dell'angelo (Lc 1,26-38), ha meditato sugli eventi (Lc 2,19.51), ha custodito la fede ai piedi della croce (Gv 19,25) ed è stata presente con gli Apostoli nel Cenacolo, in preghiera (At 1,14). I Padri della Chiesa, come Ambrogio di Milano e Girolamo, vedono in Maria il tessuto della fede perfetta: ella è beata proprio perché ha ascoltato e custodito. Pertanto, l'ammonimento di Gesù non liquida Maria, ma la pone come icona modello: la sua maternità carnale ha un significato radicalmente spirituale se si converte in ascolto e fedeltà alla Parola.

Implicazioni spirituali e pratiche per la vita quotidiana
Diventare ascoltatori della Parola
L'imperativo pastorale che scaturisce da questo versetto è chiaro: la Chiesa non chiede un'ammirazione gratuita, ma la conversione attraverso l'ascolto. Concretamente, diventare ascoltatori della Parola implica:
- Una pratica regolare di lettura della Bibbia. Può trattarsi di lectio divina, un metodo tradizionale che combina lettura, meditazione, preghiera, contemplazione e azione. La lectio ci aiuta a non rimanere alla superficie del testo, ma a permettere alla Parola di germogliare nei nostri cuori.
- Partecipazione attiva alla liturgia: essere presenti alle letture, ascoltare attentamente, accogliere l'omelia non come un momento di distrazione, ma come nutrimento spirituale. L'omelia ha lo scopo di risvegliare l'ascolto attivo e l'attuazione.
- Ascolto nella preghiera personale e comunitaria: riservare momenti di ascolto silenzioso, spegnere il rumore, lasciare che la Parola agisca.
Mantenere la parola nell'azione quotidiana
Custodire la Parola significa metterla in pratica. La fedeltà cristiana si misura dalla capacità di incarnare il Vangelo in azioni concrete: carità verso i poveri, scelte etiche sul lavoro, perdono in famiglia, rispetto della verità. Alcune applicazioni pratiche:
- Famiglia e casa: leggere la Bibbia insieme in famiglia, condividere il significato del Vangelo settimanale, insegnare ai bambini ad ascoltare e a rispondere con semplici gesti di servizio.
- Vita professionale: lasciare che la parola di Dio guidi le scelte etiche, come trattare colleghi, clienti e subordinati, praticare onestà, giustizia e gentilezza.
- Vita sociale e politica: non confondere fede e ideologia, ma lasciare che sia la Parola a guidare l’impegno sociale: solidarietà, sostegno agli emarginati, difesa della dignità umana.
L'ascolto come attività comunitaria
La salvezza non è un cammino strettamente individuale; l'ascolto e la fedeltà si esercitano all'interno della comunità ecclesiale. L'assemblea è il corpo in cui la Parola viene accolta e resa viva. Pertanto:
- Promuovere spazi di condivisione della Bibbia in piccoli gruppi, dove ascoltiamo e mettiamo in pratica insieme.
- Promuovere la formazione catechistica continua per tutte le età, perché ascoltare implica anche comprendere.
- Sostieni i movimenti di carità e di servizio come espressione concreta della cura della Parola.
Resisti alla tentazione delle apparenze
Il testo mette in guardia dalla tentazione di dare priorità ai segni esteriori – titoli, celebrazioni, manifestazioni – a scapito della fedeltà interiore. Una Chiesa viva è quella che lavora per la conversione del cuore. Le apparenze possono essere seducenti: ammirazione per una figura, zelo liturgico, devozione senza conversione. Il messaggio di Gesù ci riporta all'essenziale: l'adesione totale a Dio espressa attraverso l'obbedienza e la sua messa in pratica.

Risonanze patristiche e tradizione liturgica
I Padri della Chiesa sull'ascolto e la custodia della Parola
- Sant'Agostino: Per Agostino, la Parola di Dio deve essere interiorizzata. Nei suoi Sermoni e Confessioni, mostra come l'anima in ascolto venga abitata dalla Parola e come la fede trasformi l'affettività e la volontà. Agostino usa l'immagine del ricettacolo interiore che accoglie il seme della Parola.
- Giovanni Crisostomo: famoso per le sue omelie, sottolineava il rapporto tra predicazione e conversione. Spesso criticava i suoi ascoltatori perché ascoltavano senza cambiare vita. Per lui, "custodire" la Parola significava viverla concretamente, in particolare nella carità fraterna.
- Ambrogio di Milano e Gregorio Magno: vedono in Maria il modello dell'anima che ascolta e custodisce. Ambrogio, nel suo trattato su Maria, sottolinea la maternità spirituale e la fede esemplare della Vergine come immagine della Chiesa che accoglie la Parola.
- San Basilio e Cirillo d'Alessandria: sottolineano l'importanza del Verbo incarnato e la dimensione liturgica dell'ascolto, mostrando che azione sacramentale e Parola vanno insieme.
Maria nella tradizione liturgica cattolica
La liturgia cattolica non si oppone mai all'omaggio alla Vergine Maria e al primato di Cristo e della sua parola. Riti, inni e antifone rendono omaggio a Maria come paradigma di fede. Ad esempio:
- L'Ave Maria e il Magnificat: Il Magnificat è la preghiera per eccellenza dell'ascolto e del giubilo davanti a Dio: Maria accoglie l'annuncio e la sua preghiera manifesta la fede che custodisce e glorifica la Parola.
- Le antifone mariane e le feste del calendario liturgico (Immacolata Concezione, Assunzione) iscrivono Maria nella storia della salvezza come modello della Chiesa.
- La pratica della Lectio Divina e la presenza della Parola nelle celebrazioni ci invitano alla fedeltà vissuta da Maria.
Liturgia e pastorale: metterle in pratica
La liturgia deve formare gli ascoltatori: la disposizione dei tempi di proclamazione (minimizzando il rumore, assicurando una buona dizione), la qualità delle omelie (brevi, concentrate, pratiche), l'accompagnamento musicale per favorire l'interiorità, tutto ciò aiuta l'assemblea ad ascoltare e custodire la Parola.

Meditazione guidata: lasciare che la Parola operi dentro di noi
Per fare di questo commento una preghiera e un viaggio, ecco una meditazione guidata in diverse fasi:
- Silenzio iniziale (2-3 minuti): calmare il cuore, chiedere allo Spirito Santo di renderci capaci di ascoltare.
- Lettura lenta del testo (Lc 11,27-28): leggere a bassa voce più volte, scandendo le pause.
- Riflessione personale: quale frase mi colpisce? È il grido di Maria? È la correzione di Gesù? Perché?
- Ancoraggio del corpo: concentra l'attenzione sul tuo respiro, lascia che la Parola scenda dalla tua fronte al tuo cuore.
- Dialogo con il Signore: dire onestamente ciò che sentiamo e ciò che rifiutiamo di sentire; chiedere la grazia di ascoltare e di custodire.
- Risoluzione concreta: scegli un'azione concreta da compiere durante la settimana che rifletta le parole ascoltate (visita a una persona malata, tempo per condividere la Bibbia, correzione in una relazione, ecc.).
- Ringraziamento: rendere grazie per l'esempio di Maria e per la Parola ricevuta.
Questioni pastorali e sfide contemporanee
Quali insegnamenti per le attuali devozioni mariane?
Le devozioni mariane sono un tesoro della Chiesa cattolica. Ma trovano il loro compimento quando conducono a un amore più profondo per Cristo e alla fedeltà alla sua Parola. I pastori devono accompagnare i fedeli affinché la venerazione di Maria stimoli l'ascolto, non lo sostituisca. Le prediche su Maria devono sempre fare riferimento al Vangelo e offrire spunti di applicazione pratica.
Come formare gli ascoltatori in un mondo rumoroso?
Il mondo moderno è sempre più esigente. Le parrocchie possono:
- Offrite brevi ritiri o giornate di raccoglimento incentrate sulla Parola.
- Incoraggiare momenti di silenzio prima e dopo la Messa.
- Creare gruppi biblici accessibili ai principianti.
- Formare i team liturgici affinché si prendano cura della proclamazione e della musicalità che promuovano l'ascolto.
Educazione dei giovani
I giovani hanno bisogno di essere introdotti all'ascolto della Parola in modo attraente e fedele: pedagogia incarnata, testimonianze concrete, attività missionarie in cui la Parola viene messa in pratica, liturgia adattata ma sempre fedele alla tradizione.

Esempi concreti di attuazione parrocchiale
- Settimana della Parola: organizzare una settimana in cui ogni giorno si approfondisce una lettura biblica, seguita da un piccolo gruppo di condivisione e da un servizio concreto (raccolta di cibo, visita).
- “Domenica della Parola”: migliorare la qualità dell’annuncio (formazione dei lettori), proporre un breve momento di catechesi dopo l’omelia per gli adulti.
- Gruppi “Ascolto Maria”: piccole comunità che imitano Maria coltivando l’ascolto, la meditazione quotidiana e la disponibilità al servizio.
- Formazione dei catechisti: dare risalto alla lectio divina e all’applicazione pratica affinché insegnino ai bambini a “custodire” la Parola.
Conclusione pratica e spirituale
Gesù, rispondendo all'acclamazione della folla, ricentra la beatitudine sull'ascolto e sulla fedeltà alla Parola. Questo messaggio è per oggi: ci sfida a fare della Parola non un ornamento della nostra vita spirituale, ma la sua fonte e il suo criterio. Maria rimane il nostro modello: è la prima e perfetta ascoltatrice, ma la sua maternità non annulla la chiamata universale all'ascolto: la incarna.
Il nostro compito, come discepoli e come comunità parrocchiale, è coltivare cuori attenti e vite coerenti: ascoltare, custodire e agire. La Chiesa ci offre, nella liturgia, nella teologia dei Padri, nella preghiera mariana e nei sacramenti, tutto il tesoro necessario per diventare coloro che "ascoltano la parola di Dio e la custodiscono". Possa la nostra vita quotidiana – famiglia, lavoro, impegno sociale – portare il sigillo di questa parola viva: parole tradotte in gesti di misericordia, verità e amore.
Piccolo foglio pratico
- Leggere ogni giorno un breve brano del Vangelo (5-10 minuti) dopo la lectio divina: lettura, meditazione, preghiera, contemplazione, proposito.
- Una volta alla settimana, fai un esame di coscienza incentrato sull'ascolto: ho ascoltato la Parola oggi? L'ho messa in pratica?
- Partecipa attivamente alla messa domenicale mettendo lo smartphone in modalità silenziosa e preparandoti ad ascoltare (arriva 5 minuti prima per un po' di silenzio).
- Organizza o unisciti a un gruppo di studio biblico parrocchiale: 1 ora a settimana per leggere, condividere e definire un atto concreto di carità.
- Per un mese, imita Maria meditando ogni sera sul Magnificat e annotando una grazia ricevuta legata all'ascolto.
Riferimenti patristici e liturgici
- Sant'Agostino, Sermoni e Confessioni: sull'ascolto e l'interiorizzazione della Parola.
- San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Luca: omelie sulla predicazione e la conversione.
- Ambrogio di Milano, Sulla Vergine Maria: riflessioni sulla maternità e sulla fede.
- Concilio Vaticano II, Decreto Dei Verbum: priorità della Parola di Dio nella vita della Chiesa.
- Documenti liturgici: Costituzione Sacrosanctum Concilium (importanza della Parola nella liturgia).
Un'ultima parola
Che la Parola che celebriamo nella liturgia ci trasformi ogni giorno. Come Maria, impariamo ad accogliere la Parola, a custodirla e a renderla feconda attraverso la carità. In questi tempi di grande frastuono, impariamo a essere orecchie attente e mani che agiscono.



