Vangelo di Gesù Cristo secondo San Luca
Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco sedeva lungo la strada chiedendo l'elemosina. Sentendo passare la folla, chiese cosa stesse succedendo. Gli fu detto che era Gesù di Nazareth che passava.
Allora egli cominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano davanti a lui lo sgridavano perché tacesse. Ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».»
Gesù si fermò e chiese di essere condotto da lui. Quando fu vicino, Gesù gli chiese: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Maestro, che io riabbia la vista».»
E Gesù gli disse: «Riacquista la vista! La tua fede ti ha salvato».»
In quello stesso istante riacquistò la vista e camminava con Gesù, lodando Dio. E tutto il popolo che era presente a questo, dava lode a Dio.
Osate gridare a Cristo per vedere il mondo (e la vostra vita) trasformati
Un'immersione biblica e spirituale nel Vangelo del cieco di Gerico per trovare la luce nel cuore delle nostre tenebre e osare finalmente chiedere la guarigione.
Questo Vangelo potrebbe essere tuo. È la storia di un uomo ai margini, emarginato dalla sua disabilità e dalla sua povertà, che si rifiuta di tacere quando la sua unica possibilità svanisce. È una storia di fede che osa, che persiste e che sconvolge. Questo articolo è per te se a volte ti senti perso, se senti che la "folla" delle tue preoccupazioni o le opinioni degli altri ti impediscono di raggiungere Dio. Insieme, esploreremo come questo breve ma intenso scambio tra Gesù e quest'uomo possa diventare il paradigma della nostra preghiera e della nostra trasformazione.
- Contesto: comprendere la tensione e l'ambientazione di Gerico.
- Analisi: Decostruire il dialogo, dal grido alla guarigione.
- Schieramento: L'audacia di gridare, il ruolo della folla e la potenza della domanda di Gesù.
- Applicazioni: tradurre questa visione riscoperta nelle nostre vite.
- Echi: La fede che salva e la luce del mondo (Giovanni 8).
- Pratica, sfide e preghiera: come rendere questo testo un'esperienza viva.
«"A margine della strada": l'ambientazione dell'incontro
Per cogliere la potenza di questo episodio, dobbiamo prima di tutto inquadrare la scena. Dove ci troviamo? L'evangelista Luca ci dice che Gesù "si avvicinava a Gerico". Non si tratta di un dettaglio banale. Dal capitolo 9, Gesù è impegnato in un lungo "cammino verso Gerusalemme" (cfr Lc 9,51). Non si tratta di un semplice viaggio turistico; è una marcia deliberata verso la sua Passione, morte e risurrezione. L'atmosfera è quindi carica di tensione escatologica. Ogni miracolo, ogni insegnamento lungo questo cammino assume un significato più serio: il Regno di Dio è imminente.
Gerico stessa è una città immersa nella storia biblica. Fu la prima città conquistata da Giosuè entrando nella Terra Promessa, quella le cui mura crollarono al suono delle trombe (Giosuè 6). È un luogo di vittoria divina, ma anche un luogo di maledizione (Giosuè 6, 26). Fu lì vicino che Elia fu assunto in cielo (2 Re 2,4-11). Gerico è dunque una "città di confine", passaggio obbligato tra la Galilea e la Giudea, ma anche simbolo dell'intervento di Dio che supera gli ostacoli.
In questo contesto, troviamo il nostro protagonista: «un cieco mendicava, seduto lungo la strada». La sua situazione è quella di un cumulo di difficoltà. È cieco, il che, a quel tempo, non era solo un handicap fisico, ma spesso percepito (erroneamente) come conseguenza del peccato (cfr. Gv 9,2). È un mendicante, quindi dipendente da beneficenza pubblico, senza status sociale. E lui è "seduto sul ciglio della strada": è ai margini, spettatore passivo della vita che scorre, escluso dal movimento.
L'acclamazione all'Alleluia che precede questo Vangelo nella liturgia, tratta da Giovanni 8,12 ("Io sono la luce del mondo..."), illumina questa scena cupa. La tragedia del cieco di Gerico non è solo fisica; è un'icona dell'umanità. posto a sedere nell'oscurità, in attesa della "luce della vita". Il significato della scena, quindi, non risiede semplicemente nel recupero di due occhi, ma nella dimostrazione che Gesù, in cammino verso la Croce, è davvero colui che adempie le profezie e porta la salvezza. L'incontro sta per iniziare: l'umanità, nella sua più profonda miseria, è sul punto di incontrare la Luce del mondo stesso.
«"Cosa vuoi?": Anatomia di un dialogo salvavita
L'interazione tra Gesù, il cieco e la folla è un capolavoro di pedagogia spirituale. Si sviluppa in diversi momenti chiave, ognuno dei quali rivela una sfaccettatura della fede.
In primo luogo, c'è la percezione. Il cieco non può vedere, ma "sente" la folla. È in sintonia con il mondo. La sua disabilità ha acuito il suo udito. Percepisce che sta accadendo qualcosa di insolito. "Indaga". Non è passivo nella sua oscurità; cerca di capire. Questa è la prima scintilla di fede: una curiosità, una preoccupazione, un desiderio di sapere.
Poi arriva l'annuncio. Apprende che "era Gesù di Nazareth che passava di lì". Questa informazione è la scintilla che innesca la sua reazione. Il cieco non si accontenta dell'informazione; la trasforma in un'invocazione. "Grida". E ciò che grida non è "Gesù di Nazareth", ma "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Questa è una grande confessione di fede cristologica. "Figlio di Davide" è un titolo messianico, regale, atteso da Israele. Questo cieco, seduto ai margini, "vede" teologicamente più chiaramente di molti altri. Riconosce in Gesù l'erede al trono promesso, colui che ha il potere di restaurare.
Poi arrivò l'opposizione: "Quelli che erano davanti lo rimproveravano per farlo tacere". La folla, l'avanguardia, la "gente perbene" che circondava Gesù, divennero un ostacolo. Volevano decoro, silenzio. Il clamore di quest'uomo miserabile sconvolse l'ordine della processione. Era una prova di fede. Quante volte le nostre preghiere vengono "respinte" dai nostri stessi dubbi, dal cinismo prevalente, o persino da una comunità religiosa che trova la nostra disperazione troppo rumorosa?
Di fronte all'opposizione, la perseveranza. "Ma lui gridava ancora più forte." La sua fede non è un timido suggerimento; è una convinzione disperata e tenace. L'ostacolo non lo ferma; intensifica il suo desiderio. Sa che è ORA o mai più.
Intervento divino. "Gesù si fermò". Questo è il cuore del racconto. Il centro del mondo, il Verbo di Dio in cammino verso il suo destino a Gerusalemme, si ferma per un emarginato. Un grido interrompe la processione. Dio si ferma per la miseria umana che lo chiama. Gesù "ordinò che glielo conducessero". La folla, che era un ostacolo, diventa (probabilmente a malincuore per alcuni) uno strumento.
Il dialogo centrale. Quando l'uomo è lì, Gesù pone una domanda sorprendente: "Cosa vuoi che io faccia per te?". La domanda sembra assurda. Cosa potrebbe mai desiderare un cieco, se non vedere? Ma Gesù non presume mai. Vuole che l'uomo esprima il suo desiderio, che trasformi il suo grido di "pietà" (un appello generico) in una richiesta specifica. Gli restituisce la dignità rendendolo partecipe attivo della propria guarigione.
La risposta e la guarigione. "Signore (Kyrie), che io veda di nuovo". L'uomo passa da "Figlio di Davide" (titolo messianico) a "Signore" (titolo divino, di maestro). La sua fede si è approfondita. Chiede l'essenziale. La risposta di Gesù è immediata: "Vedi di nuovo! La tua fede ti ha salvato". Gesù collega esplicitamente la guarigione fisica ("vedi di nuovo") alla salvezza spirituale ("la tua fede ti ha salvato"). Il miracolo non è magia; è il frutto di un incontro di fede.
L'epilogo. «In quello stesso istante riacquistò la vista e cominciò a seguire Gesù, lodando Dio». La guarigione non è fine a se stessa. Ha due conseguenze inscindibili: il discepolato («seguiva Gesù») e la lode («lodando Dio»). Il cieco guarito non torna alla sua vita precedente. Cambia rotta, lascia il «margine della strada» per mettersi «in cammino» seguendo Gesù. E la sua testimonianza coinvolge l'intera folla nella lode. L'emarginato è diventato un evangelista.
L'audacia del grido quando la fede rifiuta di essere messa a tacere
Il primo focus teologico di questo testo è senza dubbio la potenza del grido. Nel nostro mondo moderno, spesso civilizzato, intriso di stoicismo o di modestia, l'idea di "gridare" a Dio sembra primitiva, persino imbarazzante. Preferiamo preghiere sussurrate, meditazioni silenziose, richieste cortesi. Il cieco di Gerico ci insegna una via completamente diversa: quella dell'audacia, della parresia (discorso franco e sicuro).
Non si tratta di un grido di isteria, ma di un grido di fede. Come abbiamo visto, il contenuto del suo grido è teologia in azione: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». È il riconoscimento dell'identità di Gesù (il Messia) e il riconoscimento della propria condizione (un peccatore bisognoso di misericordia). Questo grido è l'antenato di quella che la tradizione spirituale orientale chiamerà la «Preghiera di Gesù» o la «Preghiera di Gesù».« Preghiera del cuore »Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.«
Questo grido è un'arma contro il silenzio di Dio, o più precisamente, contro la nostra percezione del suo silenzio. I Salmi sono pieni di queste grida: «Dal mio cuore oppresso grido a te, Signore» (Salmo 130), «Dio, Dio mio, ti invoco tutto il giorno, ma tu non rispondi» (Salmo 22Il grido è il linguaggio dell'urgenza. Il cieco non ha tempo per una richiesta formale. Sa che Gesù "sta passando". L'opportunità è fugace.
La teologia del grido è la teologia del momento decisivo (kairosCi sono momenti nella nostra vita in cui la preghiera cortese non è più sufficiente. Ci sono momenti di così densa oscurità: un lutto, un dipendenza, Una depressione, una crisi di fede, in cui l'unica preghiera possibile è un grido rauco, che sale dal profondo dell'anima. Il cieco ci dà il permesso di gridare. Ci mostra che Dio non è offeso dall'intensità della nostra disperazione, ma che, al contrario, ne è fermato.
Inoltre, questo grido è un atto di resistenza. La folla gli dice di tacere. La folla rappresenta la voce della rassegnazione "ragionevole". È la voce che dice: "Non pensarci più", "È così che vanno le cose", "Non disturbare la gente con i tuoi problemi", "Dio ha altri problemi da affrontare". Gridare "ancora più forte" significa rifiutarsi di lasciare che questa voce rassegnata abbia l'ultima parola. Significa affermare che la nostra angoscia merita di essere ascoltata e che chiunque passi ha il potere di reagire. La fede di quest'uomo non è una dolce tranquillità; è una lotta.

La folla, ostacolo e catalizzatore: orientarsi nella Chiesa visibile
Il secondo asse tematico è il ruolo profondamente ambivalente della "folla" (ochlosQuesto cieco è circondato da una folla, e questa folla è, per lui, sia una fonte di informazioni che un ostacolo importante. È una metafora potente della nostra esperienza di comunità, e più specificamente della Chiesa.
In primo luogo, la folla è un catalizzatore. È "sentendo la folla passare" che il cieco viene risvegliato dal suo torpore. È chiedendo loro informazioni che apprende la notizia cruciale: "Passa Gesù di Nazareth". Senza la folla, senza questa comunità in movimento, il cieco sarebbe rimasto seduto, ignaro dell'opportunità della sua vita. La comunità, la Chiesa, è il luogo dove circola la voce di Gesù, dove si mantiene vivo il ricordo delle sue visite, dove la Parola viene proclamata. È attraverso la comunità che sentiamo parlare di Gesù.
Così, questa stessa folla diventa un ostacolo quasi immediato. "Quelli che camminavano davanti lo rimproveravano". L'avanguardia, i discepoli più vicini (nel testo parallelo di Marco 10, 48, sono "molti" a rimproverarlo), coloro che dovrebbero essere i più "iniziati" sono quelli che cercano di mettere a tacere il grido dai margini. Proteggono l'accesso a Gesù. Hanno la loro idea di come ci si dovrebbe avvicinare al Maestro: con ordine, con rispetto, non certo gridando come un mendicante.
Questa è una feroce critica teologica a tutte le nostre "buone intenzioni" comunitarie che diventano barriere. Quando le nostre liturgie sono così perfette da non lasciare spazio al pianto di chi soffre. Quando i nostri comitati parrocchiali sono così impegnati a gestire l'ordinario da non sentire più il grido del bisogno straordinario alle loro porte. Quando il nostro "gruppo interno" di credenti diventa insensibile al clamore di coloro che sono "ai margini" della società.
Il cieco ci insegna a non scambiare la folla per Gesù. Grida Sopra la folla per raggiungere Gesù. La nostra fede deve talvolta essere abbastanza forte da sopportare i "rimproveri" della comunità stessa, per non lasciare che le imperfezioni della Chiesa (che è la nostra) soffochino il nostro desiderio personale di Cristo.
Tuttavia, la storia ha un lieto fine. Quando Gesù si ferma e chiama l'uomo, è la folla a portarlo da Gesù. La comunità, inizialmente un ostacolo, viene restituita al suo posto: quello di serva, di mediatrice che facilita l'incontro. E alla fine, è "tutto il popolo" che, vedendo il risultato, si unisce all'uomo guarito per lodare Dio. La comunità, inizialmente isolata, viene infine trasformata e unificata dal miracolo che aveva cercato di impedire.
Qual è il titolo "Figlio di Davide"? Per un ascoltatore ebreo del I secolo, questo titolo era esplosivo. Non significava semplicemente "discendente di Davide". Designava il Messia promesso, l'Unto del Signore, che sarebbe venuto a restaurare il regno di Israele, ad adempiere le profezie di Natan (2 Samuele 7) e, secondo profezie come Isaia 35:5, a "aprire gli occhi dei ciechi". Usando questo titolo, il cieco di Gerico compì un immenso atto di fede teologale: identificò il predicatore itinerante di Nazareth come il compimento delle promesse di Israele. Per questo motivo la folla, che forse lo seguiva per i suoi miracoli ma non era pronta per questa proclamazione politica e divina, cercò di metterlo a tacere.
La domanda di Gesù: il desiderio al centro della fede
Il terzo ambito di riflessione è forse quello più profondamente toccante a livello personale: la domanda di Gesù: «Cosa vuoi che io faccia per te?». Questa domanda è al centro del Vangelo.
Perché Gesù pone questa domanda? Il Figlio di Dio onnisciente non sa forse cosa desidera un cieco che grida aiuto? Certo che sì. Ma Gesù non cerca informazioni; cerca una confessione. Non vuole un paziente passivo; vuole un ascoltatore libero.
In primo luogo, questa domanda gli restituisce la dignità. Per anni, quest'uomo era stato oggetto di pietà, definito dalla sua mancanza. Gli veniva data l'elemosina senza che gli venisse chiesto il suo parere. Gesù è il primo, forse da molto tempo, a rivolgersi a lui come a un soggetto, come a una persona con i propri desideri e la dignità di esprimerli. Chiedendogli: "Cosa vuoi?", Gesù lo rimuove dal suo status di oggetto e lo rende un partecipante attivo.
Questa domanda ci spinge poi a chiarire i nostri desideri. Spesso le nostre preghiere sono vaghe: "Abbi pietà". Siamo infelici, ansiosi, smarriti e chiediamo a Dio di sistemare le cose. La domanda di Gesù ci spinge a un'introspezione: "Ma nel profondo, cosa vuoi?" Veramente "?". Il cieco avrebbe potuto chiedere soldi per affrontare meglio la sua cecità. Avrebbe potuto chiedere sicurezza. Chiede l'impossibile: "che io riacquisti la vista". Esprime il suo desiderio più profondo e radicale.
Questa domanda ci viene posta oggi. Nel tumulto della nostra vita, Gesù si ferma e ci guarda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» Voi Siamo capaci di rispondere con tanta chiarezza? Sappiamo cosa desideriamo di più? Vogliamo semplicemente un anestetico per il nostro dolore o vogliamo davvero "vedere"?
Perché nel Vangelo, "vedere" significa molto più che percezione ottica. Significa comprendere il senso della propria vita, vedere la presenza di Dio nella vita quotidiana, vedere gli altri come li vede Dio, vedere la strada da seguire. Il cieco chiede la vista e, quando la ottiene, la prima cosa che vede è Gesù. E lo segue. La sua richiesta era profetica: non voleva solo vedere il mondo, voleva vedere la via.
La teologia del desiderio è centrale in Luca. Gesù non si impone mai. Aspetta che siamo noi a formulare la nostra richiesta. Perché Dio, che ci ha creati liberi, vuole la nostra partecipazione alla nostra salvezza. La fede non è semplicemente credere. Quello Dio esiste; lo si fa desiderando attivamente il suo intervento e osando dargli un nome.
Vedere e seguire: Il Vangelo nei nostri ambiti di vita
L'incontro di Gerico non è semplicemente un antico evento storico; è un modello per la nostra azione e trasformazione. Se prendiamo sul serio questo Vangelo, deve avere implicazioni concrete in ogni ambito della nostra vita.
Nella nostra vita personale: quest'uomo è "seduto lungo la strada". Questa è un'immagine dei nostri blocchi, della nostra inerzia, della nostra rassegnazione. Dove sono "seduto" nella mia vita, convinto che nulla possa cambiare? Il Vangelo ci invita a esaminare i nostri punti ciechi. Quali sono i miei punti ciechi? Quali pregiudizi, quali paure, quali dipendenze mi impediscono di vedere la realtà, gli altri o Dio, come sono veramente? Il primo passo è osare "indagare" (Cosa c'è che non va?) e "gridare" (Osare chiedere aiuto a Dio).
Nelle nostre relazioni e nella vita familiare: siamo la "folla che rimprovera" o quella che "conduce a Gesù"? Quando una persona cara esprime sofferenza, dubbio o un grido di aiuto, qual è la nostra prima reazione? Siamo tra coloro che dicono: "Stai zitto, non esagerare, passerà" o tra coloro che si fermano, ascoltano e cercano di mettere questa persona di fronte a ciò che può salvarla (che si tratti di ascolto, amore o, per un credente, preghiera)? Siamo un ostacolo o un ponte?
Nella nostra vita professionale e sociale: la persona cieca è esclusa economicamente. È emarginata, dipendente. Il nostro mondo è pieno di persone "emarginate": i senzatetto, i disoccupati di lunga durata, gli isolati, i migranti. «Vedere», dopo aver incontrato Gesù, significa rifiutarsi di smettere di vederli. Significa sviluppare una «vista» che trafigge l’indifferenza. La fede ritrovata ci spinge non solo a «seguire Gesù» spiritualmente, ma a fermarci, come lui, per coloro che il corteo della nostra efficiente economia lascia indietro.
Nella nostra vita ecclesiale (nella Chiesa): questo Vangelo è un monito costante per le nostre comunità. Siamo un luogo in cui le "grida" dirompenti sono benvenute? O siamo un'"avanguardia" ben ordinata che protegge il proprio conforto spirituale? L'applicazione pratica è garantire che le nostre strutture, le nostre liturgie e le nostre pratiche di accoglienza siano progettate non per Noi che sono già qui, ma per colui che è fuori, nel buio e urlando.
«Io sono la luce del mondo»: significato teologico e spirituale
L'acclamazione (Giovanni 8:12) che accompagna questo brano di Luca gli conferisce un'immensa profondità teologica. Gesù dice: "Io sono la luce del mondo; chi segue me avrà la luce della vita". L'episodio di Gerico è la concretizzazione di questa dichiarazione giovannea.
Il significato teologico di questa guarigione è quindi triplice: cristologico, soteriologico ed ecclesiologico.
Cristologico (Chi è Gesù?): Gesù è la Luce (Phos). La guarigione del cieco non è solo un miracolo di compassione, è un "segno" che rivela l'identità di Gesù. Nel prologo di Giovanni, la Luce viene nel mondo, ma "le tenebre non l'hanno vinta" (Giovanni 1, 5). Qui, Gesù, la Luce, incontra l'oscurità fisica ed esistenziale di quest'uomo e la dissipa. È Lui che inaugura la nuova creazione, restaurando ciò che era stato spezzato fin dall'inizio.
Soteriologico (Come siamo salvati?): Gesù lo dice chiaramente: "La tua fede ti ha salvato" (hè pistis sou sesôken seIl verbo greco sozo Significa sia "guarire" (fisicamente) che "salvare" (spiritualmente). Luca ama questo verbo. Per lui, la guarigione fisica è il segno visibile della salvezza totale e interiore che Gesù porta. E la condizione per questa salvezza è la fede (pistisMa attenzione: la fede non è una "buona opera" che meritato Guarigione. Non è un pagamento. La fede, qui, è l'atto di aprire la mano, di gridare, di arrendersi a misericordia di Colui che passa. È il Fiducia radicale che solo Gesù può rispondere al desiderio più profondo. Come dice lui Sant'Agostino, La fede è "credere in ciò che non vediamo, e la ricompensa per questa fede è vedere ciò in cui crediamo".«
Ecclesiologico (Cos'è la Chiesa?): Il miracolo non è privato. Inizia con un grido di protesta pubblico, è contestato dalla folla e si conclude con una lode collettiva. "E tutto il popolo, vedendo ciò, glorificava Dio". Il cieco guarito diventa un missionario. La sua trasformazione personale ha un impatto immediato sulla comunità. Non è salvato. Di la comunità; è salvato Per La comunità diventa catalizzatore di lode. Questo è lo scopo di ogni miracolo: non solo il benessere dell'individuo, ma la gloria di Dio e l'edificazione del popolo. La Chiesa nasce da questi incontri trasformativi che trasformano un individuo guarito in un discepolo che loda Dio e guida altri a seguirlo.
Cinque passi per esprimere il nostro desiderio
Questa storia è un invito a rinnovare la nostra preghiera. Ecco un modo semplice per meditare su questo testo, in cinque passi ispirati allo svolgimento della storia, alla maniera di un Lectio Divina attivo.
- Seduto sul ciglio della strada. Prenditi un momento di silenzio. Non cercare di "pregare bene". Accetta semplicemente dove sei. Riconosci il tuo "bordo strada": la tua stanchezza, la tua confusione, il tuo senso di impotenza. Dai un nome alla tua cecità.
- Ascolta la "folla". Quali sono i rumori che ti circondano? Le voci dell'ansia, i media, le richieste degli altri, il tuo critico interiore? Cerca di discernere, in tutto questo rumore, il "rumore" che annuncia che "Gesù sta passando". Forse una parola letta, un gesto di amicizia, un momento di bellezza.
- Osate urlare. Lascia che la preghiera del cieco salga dal tuo cuore. Non aver paura della tua disperazione o dell'intensità del tuo desiderio. Formulala, magari anche ad alta voce se sei solo: "Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Ripetila, anche se la "folla" dentro di te (i tuoi dubbi) ti dice di tacere.
- Rispondi alla domanda. Immagina Gesù che si ferma. Ti guarda e ti chiede personalmente: "Cosa vuoi che faccia per te?". Prenditi il tempo di lasciar sedimentare questa domanda. Non limitarti a dire un generico "abbi pietà". Cosa significa? in termini concreti Per te oggi? «Signore, che…» (che io possa perdonare questa persona; che io possa uscire da questa situazione) dipendenza ; che vedo chiaramente in questa decisione; che ho il coraggio di…).
- Alzatevi e seguite. Dopo aver espresso il tuo desiderio, accogli le parole di Gesù: "La tua fede ti ha salvato". Visualizza te stesso mentre "ricevi la vista". Qual è la prima cosa che faresti se la tua preghiera fosse esaudita? Il cieco, invece, "seguì Gesù". Impegnati in un piccolo passo concreto di "discepolato" e concludi "rendendo gloria a Dio", con un momento di gratitudine per ciò che hai visto e ricevuto.

I nostri moderni punti ciechi
Tradurre questo Vangelo oggi significa dare un nome alla nostra cecità contemporanea. Può essere meno fisica, ma è altrettanto paralizzante.
La prima sfida è quella di cecità al rumore. Il cieco sente la folla e raccoglie informazioni. Noi sentiamo la "folla".« digitale Siamo bombardati da informazioni costanti (social media, aggiornamenti continui), ma raramente ci informano del "passaggio di Gesù". Ci travolgono con emergenze fugaci che soffocano ciò che conta veramente. La sfida è riscoprire l'ascolto selettivo, mettere a tacere il rumore per ascoltare il sussurro del divino.
La seconda sfida è cecità per autosufficienza. L'uomo di Gerico è un mendicante; sa di aver bisogno di aiuto. La nostra cultura valorizza l'indipendenza, il successo, l'uomo che si è fatto da sé. Ammettere la propria cecità, invocare pietà, è percepito come una debolezza. La sfida è riscoprire che la vulnerabilità non è un difetto, ma la condizione stessa per incontrare Dio. Possiamo essere salvati solo da ciò che accettiamo di non poter controllare.
La terza sfida è cecità da parte della "folla" ideologica. Più che mai, veniamo respinti dalle "avanguardie" che ci dicono cosa pensare, credere o dire. La polarizzazione della società crea folle che pretendono il silenzio da chi non la pensa come loro. La sfida per i ciechi è mantenere una voce personale di fede, un grido dal cuore, che si rifiuta di lasciarsi intimidire dalla "correttezza" prevalente, sia essa politica, sociale o persino religiosa.
Infine, c'è la cecità della disperazione "ragionevole"«. Di fronte alla portata delle crisi (ecologiche, guerre, ingiustizie), la tentazione è di dirci che gridare è inutile, che Gesù "non passa più" o che non si ferma per questioni così banali. La fede del cieco, che grida "ancora più forte" contro ogni evidenza, è un atto di resistenza al cinismo. È l'affermazione che, sì, la storia è ancora aperta e che, sì, Dio si ferma ancora sul ciglio della strada.
Preghiera per chi cerca la luce
Ispirato da Luca 18, 35-43
Signore Gesù, Luce del mondo, Tu che passi sulle nostre strade, spesso senza che ti vediamo, Tu che ti fermi quando un cuore ti chiama, Noi veniamo a te come il cieco di Gerico.
Per quei momenti in cui ci sediamo sul ciglio della strada, rassegnati alla nostra oscurità, incapaci di andare avanti, implorando un po' d'amore o un po' di significato, O Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!
Per i momenti in cui sentiamo il rumore del mondo, il passaggio della folla, senza capire cosa sta succedendo, per la nostra mancanza di curiosità spirituale, O Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!
Per la grazia di coloro che ci annunciano: «È Gesù che passa», per i testimoni, la Chiesa, la Parola che ci risvegliano, donaci di riconoscere il momento della tua visitazione, O Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!
Quando gridiamo a te e la folla ci rimprovera, quando i nostri dubbi ci dicono di tacere, quando il mondo deride la nostra speranza, Signore, facci gridare ancora più forte!
Quando la stanchezza ci sopraffà e la preghiera sembra vana, quando pensiamo che tu sia troppo lontano, troppo occupato, quando non osiamo più disturbare il cielo, Signore, facci gridare ancora più forte!
Tu che ti fermi per l'ultimo degli ultimi, Tu il cui cuore è commosso dal grido dei poveri, fermati, Signore, ai margini delle nostre vite, E ordina che siamo condotti da te.
Quando saremo finalmente davanti a te, non lasciarci nell'indeterminatezza del nostro lamento. Ponici la domanda che ci restituisce la dignità: «"Cosa vuoi che faccia per te?"»
Signore, fa' che possiamo recuperare la vista. Vista sui pregiudizi che ci accecano, vista sui nostri figli, per vederli come li vedi tu, vista sui nostri fratelli e sorelle, per vedere la tua presenza in loro. Signore, donaci la vista!
Signore, fa' che riacquistiamo la vista. Vista per discernere la tua volontà nelle nostre scelte, vista per vedere la bellezza che ci circonda, vista per leggere i segni della tua tenerezza. Signore, donaci la vista!
Donaci la fede che salva e guarisce, la fede che non è conoscenza, ma fiducia audace. Ripetici ancora oggi: "Riacquista la vista!"« E che proprio in quel momento i nostri occhi si aprono.
E quando avremo visto il tuo volto, non permettere che torniamo al nostro posto di prima. Concedici la grazia di risorgere, E di seguirti, dando gloria a Dio.
Che la nostra vita trasformata, la nostra gioia ritrovata, la nostra voce liberata, ispirino i nostri fratelli, le nostre sorelle e tutte le persone Per unirci a noi nell'offrire lode a Dio.
Amen.
Dai margini al centro, l'appello a prendere posizione
La storia del cieco di Gerico è la sintesi perfetta del cammino cristiano. Inizia ai margini, nella cecità, povertà e quiete. È innescata da una voce, alimentata da un desiderio ed espressa da un grido di fede. Incontra ostacoli, non da Dio, ma dagli uomini. Trionfa attraverso la perseveranza.
Al centro di tutto, c'è un Dio che si ferma. Il nostro Dio non è un principio filosofico distante, né una forza cosmica indifferente. È un Dio che, in Gesù, ha un volto, orecchie che ascoltano e piedi che si fermano sulla strada per un mendicante.
L'incontro culmina in un dialogo che restituisce dignità: "Cosa vuoi?". Dio ci prende sul serio. Prende sul serio i nostri desideri. Vuole che siamo partecipi della nostra guarigione.
E infine, la guarigione non è una fine. È un inizio. Il cieco non è semplicemente "guarito" e risuscitato. È "salvato" e chiamato. Il risultato finale non è solo "vedo", ma "ti seguo". Dai margini, si sposta al centro della processione. Da mendicante passivo, diventa un discepolo attivo. Da spettatore cieco, diventa un testimone luminoso.
Il Vangelo di oggi si ferma e ci pone la stessa domanda che pose a quell'uomo. In mezzo al rumore delle nostre vite, passa il corteo di Dio. Sentiamo il clamore? Oseremo gridare? E se Gesù si ferma e ci chiede: "Cosa vuoi che io faccia per te?", avremo il coraggio di nominare il nostro desiderio più profondo: non solo conforto, ma luce; non solo aiuto, ma salvezza; non solo vista, ma IL Per vederlo e seguirlo?
Pratico
- Identifica questa settimana una "folla" (un'abitudine, un'opinione diffusa, una paura) che sta cercando di mettere a tacere la mia preghiera o il mio desiderio di cambiamento.
- Prenditi 10 minuti per rispondere per iscritto alla domanda: "In particolare, cosa voglio che Gesù faccia per me oggi?".
- Compiere un atto di «discepolato»: compiere un passo che rimando a dopo, in seguito alla mia preghiera (perdonare, chiamare, aiutare).
- Identificare una persona "in disparte" nella mia cerchia e, invece di liquidarla o ignorarla, ascoltarla attivamente.
- Utilizza la "Preghiera di Gesù" ("Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me") come mantra nei momenti di stress o ansia.
- Rendo gloria a Dio: concludo la mia giornata ricordando una "luce" ricevuta, un momento in cui ho "visto meglio" e ringraziando Dio per questo.
Riferimenti
- Bibbia : Vangelo secondo San Luca (non. Luca 18) ; Vangelo secondo San Giovanni (in particolare Giovanni 8 e 9); Libro di Giosuè (cap. 6); Salmi.
- Commento biblico Francois Bovon, L'Vangelo secondo San Luca (15.1–19.27), Commento al Nuovo Testamento (CNT).
- Commento biblico Joel B. Green, Il Vangelo di Luca, Il Nuovo Commentario Internazionale sul Nuovo Testamento.
- Patristico : Sant'Agostino, Sermoni sul Nuovo Testamento (in particolare i sermoni che trattano della guarigione dei ciechi, dove sviluppa il concetto di occhio interiore).
- Spiritualità : Racconti di un pellegrino russo (Anonimo), per un'esplorazione della "Preghiera di Gesù" (Preghiera del cuore) che nasce direttamente dal grido del cieco.
- Teologia : Karl Barth, Dogmatico, Vol. IV (La dottrina della riconciliazione), dove esplora come Gesù si ferma per l'individuo.


