«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

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Vangelo di Gesù Cristo secondo San Luca

A quel tempo,
    Gesù raccontò ai suoi discepoli una parabola
sulla necessità di loro
pregare sempre senza scoraggiarsi:
    "C'era in una città
un giudice che non temeva Dio
e non rispettava gli uomini.
    In questa stessa città,
C'era una vedova che venne a chiedergli:
"Fammi giustizia contro il mio avversario."
    Per molto tempo rifiutò;
poi disse tra sé e sé:
"Anche se non temo Dio
e non rispetta nessuno,
    mentre questa vedova comincia ad annoiarmi,
Gli renderò giustizia
così non verrà sempre a venirmi a svenire.'
    Il Signore aggiunse:
“Ascoltate attentamente ciò che dice questo giudice ingiusto!
    E Dio non avrebbe reso giustizia ai suoi eletti,
che gridano a lui giorno e notte?
Li sta facendo aspettare?
    Vi dichiaro:
Renderà loro giustizia molto rapidamente.
Tuttavia, il Figlio dell'uomo,
quando arriva,
troverà la fede sulla terra?

    – Acclamiamo la Parola di Dio.

Prega senza stancarti e riceverai giustizia: la promessa mantenuta

Leggi La vedova importuna per unire perseveranza, fede attiva e desiderio di giustizia

La parabola della vedova importuna (Lc 18,1-8) ci insegna a pregare senza scoraggiarci, con un'audacia che non è né passività né impazienza. Promette che Dio renderà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui, ponendo al contempo una domanda decisiva: quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra? Questo articolo è rivolto a coloro che desiderano integrare la perseveranza nella propria vita spirituale, familiare e sociale, per legare la preghiera all'umile lotta per la giustizia, senza confusione né amarezza.

  • Contesto: situare l'estratto, il suo scopo, le sue immagini chiave e il suo uso liturgico.
  • Analisi: l'argomento a fortiori e la tensione tra ritardo e fedeltà.
  • Assi: perseveranza del cuore; giustizia di Dio contro giustizia umana; grido dei poveri.
  • Applicazioni: vita personale, familiare, parrocchiale, professionale e civica.
  • Preghiera, pratica guidata, sfide attuali, foglio di pratica e riferimenti concreti.

Filo conduttore
La preghiera perseverante non è una pressione su Dio, ma una paziente apertura alla sua giustizia imminente, che inizia in noi mediante la fede attiva.
Didascalia: Un segno di intenzione per non ridurre la parabola a una tecnica di “forzatura” spirituale.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Contesto

Luca colloca questa parabola subito dopo le parole sulla venuta del Figlio dell'uomo e sugli ultimi giorni (Luca 17). In contrasto con l'impazienza escatologica, Gesù "disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi". L'introduzione fornisce la chiave di lettura: non si tratta tanto di dettagliare un protocollo per esaudire le preghiere, quanto di radicare un atteggiamento: costanza, coraggio, fiducia.

Il telaio è spogliato: una città, un giudice "che non temeva Dio né rispettava alcun uomo", e una vedova, figura biblica di vulnerabilità giuridica ed economica. Non ha alleanze né influenza. La sua unica risorsa è la sua richiesta ripetuta: "Fammi giustizia contro il mio avversario". Il giudice rifiuta "a lungo", poi cede per paura di essere "messo fuori combattimento" – letteralmente "stanco, agitato eccessivamente".

Gesù commenta: «Ascoltate attentamente ciò che dice questo giudice iniquo!». Poi arriva l'argomento decisivo: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?». Il verbo «gridare» evoca la preghiera dei poveri, degli oppressi, dei martiri. Non è una formalità, ma l'espressione di un cuore ferito che si abbandona a Dio senza evasioni.

L'Alleluia proposto dalla liturgia («La parola di Dio è viva ed efficace»); giudica le intenzioni e i pensieri del cuore” (cfr. Eb 4,12) aggiunge un rilievo ermeneutico: la Parola trascende le apparenze, soppesa le intenzioni. Qui esamina le nostre motivazioni per pregare: stai cercando la giustizia di Dio o la tua vittoria immediata? Accetti che la sua giustizia ti converta allo stesso tempo in cui ti aiuta?

La promessa è chiara: «Io vi dico che li vendicherà subito». Ma la frase è stridente: «Tuttavia, quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?». Questa è la prova del tempo. Tra oggi e il «subito», la fede rimane. Pregare senza stancarsi significa attraversare questo ritardo senza amarezza, permettendo alla giustizia di Dio di maturare dentro e intorno a noi.

parametri esegetici

  • Vedova: figura giuridica vulnerabile, dipendente da un giudice onesto.
  • Giudice ingiusto: contromodello; Dio non è paragonabile a lui.
  • “Fare giustizia”: ristabilire la legge e la pace, non la vendetta.
  • “Grida giorno e notte”: la preghiera dei poveri, perseverante e vera.
  • “Molto rapidamente”: prontezza divina, non sempre immediatezza cronologica.
    Didascalia: Cinque chiavi per leggere senza fraintendimenti o semplificazioni.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Analisi

L'architettura retorica si basa sull'a fortiori: Se un giudice senza legge finisce per rendere giustizia con la perseveranza, quanto più Dio, giusto e misericordioso, risponderà al grido dei suoi eletti. La perseveranza non è un patto da stolti: è rivolta a un Dio buono. Qualsiasi interpretazione che faccia di Dio un despota da piegare contraddice il cuore del testo.

Due tensioni strutturano il tutto. In primo luogo, ritardo vs. promessa: «Li fa forse aspettare? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente». Il «prontamente» è teologico prima che cronologico: Dio non dimentica, agisce in modo appropriato e profondo. La fede abita questo scarto, non come rassegnazione, ma come disponibilità creativa nel tempo di Dio. Poi, interiorità vs. efficacia: la giustizia di Dio non è meno reale perché inizia nel cuore; poi trabocca in atti, relazioni, comunità, istituzioni.

La figura della vedova traduce la fragile forza della preghiera: nessuna posizione vittimistica, ma una richiesta lucida e costante. Non insulta, esige la legge. Le sue parole semplici e ripetute producono una trasformazione – non morale nel giudice, ma procedurale: la legge viene finalmente applicata. Gesù segnala che tra cinismo istituzionale e fede fiduciosa, l'umile insistenza apre un varco.

L'ultima domanda ("Troverà la fede?") riporta l'attenzione sulla questione. L'obiettivo della perseveranza non è la realizzazione come trofeo, ma la fede messa alla prova come relazione viva. Questa non è meno giustizia; è di più: la giustizia di Dio che guarisce le radici, ristabilisce i legami e ricollega il nostro desiderio al suo.

Diagramma a fortiori
A. Caso peggiore: un giudice ingiusto alla fine cede.
B. A maggior ragione: il Dio giusto risponde al grido dei suoi.
C. Conclusione: La perseveranza è ragionevole perché Dio è buono.
Didascalia: Il filo logico che sostiene la promessa.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Vivere la perseveranza del cuore

La perseveranza cristiana non è rigidità, ma fedeltà che respiraPregare “giorno e notte” non significa esaurirsi in formule; significa portare il mondo davanti a Dio, con costanza, accettando l’alternarsi delle ore. La vedova non abbandona la sua causa; la presenta ogni giorno alla luce della legge. La nostra preghiera acquista densità quando attraversa il tempo, le distrazioni, le stagioni dell’anima.

Perseverare significa innanzitutto accettare di essere poveri davanti a Dio: Riconosco di non avere alcun potere sulle sue decisioni, ma di avere accesso al suo cuore. Questa povertà è una forza, perché elimina ricatti, paragoni, orgoglio. La vedova non manipola; si attiene alla legge. La preghiera diventa allora il luogo in cui la verità viene detta senza veli, dove le motivazioni vengono chiarite, dove la rabbia si placa in un desiderio giusto.

Nella perseveranza c'è un apprendistato nel ritmo: alternare richiesta, silenzio, azione e lode; articolare il discorso e l'ascolto; tornare al testo biblico per riaggiustare la rotta. La ripetizione non è ripetizione vuota se ci ricentra: crea un solco. Così, una breve preghiera, ripetuta tre volte al giorno, può dare forma all'intera giornata. Questo "sacrificio di lode" protegge dall'amarezza, ci apre alla pazienza e rafforza la vigilanza: non cedere alla rassegnazione, non sprofondare nell'agitazione.

Infine, la perseveranza protegge la libertàChi persevera prega per ricevere la giustizia di Dio piuttosto che per imporre il proprio scenario. Questa apertura non spegne l'audacia, la purifica. Si possono e si devono chiedere cose concrete; ma le si espone sotto lo sguardo di Colui che vede più lontano. La fede, qui, non è un accessorio della richiesta; ne è la verità attiva.

Pratica della perseveranza

  • Un'intenzione chiara, espressa senza esitazione.
  • Un ritmo stabile (mattina/sera).
  • Un versetto fondamentale (Lc 18,7) memorizzato.
  • Un atto concreto di giustizia a settimana.
    Didascalia: Quattro supporti per mantenere viva la perseveranza.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Accogliere la giustizia di Dio, discernere la giustizia umana

“Fare giustizia” nella Bibbia implica più che risolvere una disputa: significa ristabilire una relazione giusta, sanare le ferite, proteggere i deboli. Dio non si limita ad "arbitrare", ma ricrea. La giustizia divina non è arbitraria; è fedele all'alleanza. Quando Gesù promette che Dio porterà giustizia ai suoi eletti, sta dicendo che il Padre si unirà al grido dei suoi, non per convalidare la vendetta, ma per ripristinare la verità.

La giustizia umana, necessaria e auspicabile, rimane fragile senza la luce di Dio. Il giudice della parabola non ha né timore di Dio né rispetto per gli uomini: illustra un sistema che, lasciato a se stesso, finisce per cedere non per amore della legge, ma per stanchezza. Gesù non condanna la procedura, ne rivela l'inadeguatezza quando il cuore è assente. Da qui due criteri di discernimento: l'orientamento alla protezione dei vulnerabili e l'apertura alla verità che costa.

Ricevere la giustizia di Dio è accettare che essa passi attraverso di meChiedo giustizia “contro l’avversario”, ma la Parola “giudica le intenzioni e i pensieri del cuore”. Se la mia richiesta diventa occasione di conversione, la giustizia avrà già inizio. Dove cercavo la vittoria, Dio offre una verità profonda: riconciliare, riparare, compiere un atto giusto. A volte, la giustizia di Dio mi permetterà di attendere un momento propizio; a volte, di parlare; a volte, di tacere per non alimentare il male.

Non c'è opposizione, ma gerarchia: la giustizia legale deve aprirsi alla giustizia evangelica, che la purifica e la completa. Un cristiano può e deve usare i mezzi legali, ma senza idolatrarli. La vedova va dal giudice, non organizza un linciaggio. Rifiuta il fatalismo, ma rifiuta anche la violenza. Così, preghiera e azione si articolano: gridare a Dio, agire rettamente, sopportare i tempi di attesa e accogliere i progressi come semi del Regno.

Due confusioni da evitare

  • Confondere la giustizia con la vendetta personale.
  • Confondere la prontezza di Dio con l'immediatezza senza maturazione.
    Didascalia: Una doppia salvaguardia per una preghiera corretta.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Ascoltare il grido dei poveri: dalla supplica alla solidarietà

Il grido “giorno e notte” non è solo il mio grido più profondo; è il clamore dei piccoli, degli invisibili, dei feriti. La vedova parla per sé, ma rappresenta un popolo intero. Pregare secondo Luca 18 significa lasciare che questo grido entri nella mia preghiera e diventi un tramite della compassione di Dio. La giustizia promessa non è un privilegio degli iniziati; riguarda gli “eletti”, cioè coloro che Dio ha chiamato a portare la sua misericordia nel mondo.

Concretamente, questo implica ascolto e prossimità: imparare i nomi, frequentare i luoghi dove si nasconde la sofferenza, informarsi senza voyeurismo, compiere piccoli gesti utili. Una comunità che prega questo testo e non cambia i propri bilanci, le proprie priorità, i propri ritmi, è in perdita. L'insistenza della vedova diventa allora l'insistenza della Chiesa per gli scoraggiati, i sofferenti, gli esiliati, le vittime di violenza, i malati dimenticati.

Il grido dei poveri educa il nostro desiderio: ci libera dalla preghiera egocentrica. Non appena accolgo il loro grido, la mia preghiera si espande e diventa più vera. Non si disperde, si concentra: «Signore, rendi giustizia al tuo popolo». Allora, la giustizia promessa si manifesta già, non solo nei verdetti ottenuti, ma nella solidarietà concreta, nella riparazione creativa e nella fraternità vissuta. Giustizia e misericordia cessano di opporsi e si riconoscono come due nomi della stessa grazia.

Transizione alla solidarietà

  • Un'intenzione prioritaria per una persona cara vulnerabile.
  • Un impegno mensile concreto (tempo, competenze, donazione).
  • Una storia condivisa in parrocchia per informare senza svelare.
    Didascalia: Tre passi per fare della preghiera un bene comune.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Implicazioni per sfera della vita

  • Vpersonale cioè: Stabilisci un "appuntamento con la giustizia" quotidiano (10 minuti, mattina o sera). Leggi lentamente Luca 18:1-8, poi indica una situazione in cui hai bisogno di giustizia e pace. Concludi con un gesto di fiduciosa resa: "Padre, mi affido alla tua giustizia". Scrivi una micro-azione da compiere entro 24 ore.
  • Vita familiare: Introdurre una preghiera settimanale per una situazione di conflitto (interno o esterno). Ognuno può dire in una frase cosa vorrebbe vedere "ripristinato". Insieme, chiedete un atto concreto di riparazione (scuse, servizio, restituzione). Rileggere dopo una settimana: cosa è cambiato?
  • Vita parrocchiale/comunitaria: Crea un "laboratorio di perseveranza" di 4 settimane: Parla, condividi, prega, agisci. Settimana 1: Identifica le grida. Settimana 2: Discernere le azioni appropriate. Settimana 3: Prega instancabilmente. Settimana 4: Rileggi e ringrazia. Includi un budget per la giustizia (sostegno a individui o associazioni locali).
  • Vita professionale/civica: Siate perseveranti quando affrontate casi difficili: chiarite i fatti, documentate, seguite con cortesia, affrontate la questione al livello giusto senza aggressività. Pregate prima di un incontro teso: "Signore, fai spazio alla verità e alla pace". Rifiutate i cortocircuiti del risentimento: preferite le vie legali, anche quelle lente.
  • Vita digitale: Ripulire l'ecosistema informativo. Limitare l'esposizione a contenuti che alimentano una rabbia sterile. Utilizzare la tecnologia digitale per documentare, connettere e supportare gli sforzi correttivi. Contrassegnare ogni interazione delicata con una breve preghiera di benedizione interiore.

Scenario applicativo
Un team parrocchiale adotta una famiglia che sta affrontando un complesso iter amministrativo. Preghiere settimanali, creazione di un solido fascicolo e accompagnamento agli appuntamenti. Nel giro di sei mesi, si è giunti a una decisione favorevole; lungo il percorso, si sono formati legami fraterni.
Didascalia: Quando preghiera, legge e amicizia si incontrano, la giustizia matura.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Risonanze

La tradizione ha spesso collegato Lc 18 con Lc 11,5-8 (l'amico sgradito): due parabole di insistenza che non producono il compimento, ma risvegliano la fede. I Padri della Chiesa sottolineano l'a fortiori: se l'ingiustizia cede all'insistenza, quanto più l'amore risponde alla fiducia. In Sant'Agostino, la perseveranza è un dono: Dio a volte concede ritardando per dilatare il desiderio. San Giovanni Crisostomo insiste sulla preghiera dei poveri, più trasparenti a Dio. Origene legge nella vedova l'anima che grida l'aiuto dello Sposo.

La liturgia illumina: l'antifona di Eb 4,12 ci ricorda che la Parola penetra le intenzioni. Pertanto, la preghiera perseverante non è una serie di richieste, ma un luogo di giudizio salutare: Dio valuta le mie motivazioni, mi raddrizza, poi mi sostiene nel tempo. Il Catechismo ci invita a «pregare incessantemente» (1 Ts 5,17) e a «sperare contro ogni speranza». I salmi di supplica («Giustificami, o Dio», Sal 43) danno linguaggio al grido che diventa lode.

Canonicamente parlando, Lc 18 viene riletto con Ap 6,10 (“Fino a quando, Signore, tarderai a fare giustizia?”), Rm 12,12 (“Perseverate nella preghiera”), Sir 35,14-18 (Dio ascolta i poveri). Il tutto delinea una teologia della pazienza attiva: Dio non è lento; è fedele. Il suo “pronto” rispetta le nostre libertà, sventa le trappole dell’odio e compie la verità a suo tempo.

Voce dei Padri

  • Agostino: Il ritardo dilata il desiderio.
  • Crisostomo: Il grido dei poveri attraversa i cieli.
  • Origene: la vedova, figura dell'anima.
    Didascalia: Tre angolazioni per pregare con la Chiesa antica.

Pratico

  • Entra: fai due minuti di silenzio, respira lentamente. Stai davanti a Dio come una vedova: povera ma determinata.
  • Parola: Leggi "E Dio non vendicherà i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte?" Lascia che il versetto risuoni nella tua mente.
  • Nome: formula una breve richiesta, relativa a un'ingiustizia o a una relazione danneggiata. Evita dettagli accusatori; mira al ripristino della verità.
  • Pronuncia: recitare tre volte a bassa voce: “Padre, nelle tue mani la giustizia e la pace”.
  • Ascolta: un minuto di silenzio. Accogli una luce: un gesto, un passo, una parola da dire.
  • Azione: decidere un piccolo atto di riparazione entro 24 ore.
  • Lode: concludere con un breve salmo (Sal 43,1-3) o una semplice dossologia: «Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo».
  • Fedeltà: ripeti questo percorso per tre giorni di seguito; rileggi alla fine: cosa è cambiato in me, intorno a me?

Inno
«Alleluia! La parola di Dio è viva, efficace e scruta i pensieri e i pensieri del cuore. Alleluia.» (cfr Eb 4,12)
Didascalia: Lasciamo che l'antifona guidi l'ascolto interiore.

«Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui» (Lc 18,1-8)

Problemi attuali

  • Se Dio promette “molto presto”, perché tanto ritardo? Nella Bibbia, la prontezza è espressione di fedeltà, non la garanzia di un "istante" meccanico. Dio agisce al momento giusto, quello in cui la sua giustizia può mettere radici senza distruggere. Il ritardo non è abbandono; spesso è protezione e maturazione.
  • La preghiera persistente non incoraggia la passività? No, se è fondata sulla verità. La vedova non aspetta indefinitamente senza agire: si presenta, parla, usa la via legale. Allo stesso modo, pregare e fare cose giuste vanno di pari passo. L'inazione non è fede; la fede opera attraverso la carità.
  • Come evitare la deriva della “prosperità” (garanzia di realizzazione immediata)? Mantenere il centro: Dio non è un mezzo per raggiungere i miei obiettivi. La giustizia che Egli dona è la guarigione dei legami, non un semplice successo. Il criterio: la richiesta mi rende più reale, più libero, più fraterno?
  • E quando l'ingiustizia persiste? La preghiera diventa allora fedeltà cruciforme. Possiamo cambiare strategia (altre risorse, mediazioni), cercare sostegno e affidare al Signore ciò che è al di sopra delle nostre forze. Il grido dei martiri (Ap 6,10) non viene soffocato: viene raccolto e porterà frutto.
  • La rabbia legittima ha un suo posto? Sì, come energia iniziale trasfigurata dalla Parola. La rabbia conserva il senso della giustizia; la preghiera la orienta alla riparazione, non alla vendetta. Se la rabbia ci impedisce di ascoltare gli altri, affidala a Dio prima di agire.

Per evitare

  • Minacciare Dio o gli altri in nome della “giustizia”.
  • Cortocircuitare i rimedi legali con “scorciatoie” violente.
    > Didascalia: Due deviazioni che infrangono la promessa anziché accoglierla.

Preghiera

Dio di giustizia e di tenerezza, tu che ascolti il grido dei piccoli, volgi il tuo sguardo al tuo popolo che ti invoca “giorno e notte”. Veniamo come la vedova, senza forza né sostegno, ma pieni di speranza, perché tu sei il nostro giudice e il nostro Padre.

Donaci un cuore perseverante, che non si stanchi mai di cercarti. Quando l'attesa si fa lunga, preservaci dall'amarezza; rendi la nostra attesa uno spazio di luce. Illumina le nostre intenzioni, pondera i nostri pensieri: purifica le nostre richieste da ogni spirito di vendetta e fa' crescere in noi il desiderio di verità.

Ricordati dei feriti, dei sofferenti, degli esiliati, dei dimenticati. Rendi giustizia a coloro che piangono violenza, frode, tradimento. Apri loro una strada: persone rette, decisioni giuste, porte che si aprono, cuori che trovano pace. Fa' che possiamo essere, per loro, fratelli e sorelle, pazienti artigiani di riparazione.

Signore Gesù, Figlio dell'uomo, quando vieni, trova in noi la fede: una fede umile e tenace, una fede che prega e agisce, una fede che benedice e costruisce. Metti sulle nostre labbra una parola semplice e vera; metti nelle nostre mani un gesto di pace e di giustizia.

Spirito Santo, soffio di verità, vieni e abita la nostra perseveranza. Rendici fedeli alla piccola fiamma del mattino, all'intercessione della sera. Rendi le nostre comunità case dove il grido è ascoltato, dove i deboli sono protetti, dove la misericordia è celebrata. Che la giustizia di Dio ci preceda e ci segua, che guarisca ciò che è storto, che rialzi ciò che è rotto.

A te, Dio vivente, il ringraziamento è dovuto ora e per sempre. Amen.

Conclusione

La parabola della vedova molesta ci insegna a unire preghiera e responsabilità, perseveranza e gentilezza, giustizia e misericordia. Dio promette: farà giustizia. Il nostro compito è restare saldi nella fede, adattare le nostre richieste e osare azioni concrete. Iniziamo in piccolo, oggi: un tempo stabilito, un'intenzione chiara, un passo di riparazione. Condividiamo con una persona cara o nella nostra comunità: la perseveranza diventa più forte quando è condivisa da molti.

Scegliete un versetto fondamentale (Luca 18:7) e ponetelo al centro delle vostre giornate. Ritornateci quando vi assale l'impazienza. E ricordate: la domanda finale non è "L'avete ottenuto?", ma "La fede è viva?". Se manteniamo la fede, la giustizia di Dio troverà la sua strada. E inizierà, come spesso accade, nella delicatezza di un gesto, nella verità di una parola, nella pazienza di un cuore convertito.

Vai dritto

  • Fissa un appuntamento giornaliero di 10 minuti.
  • Scegli un'intenzione e un'azione concreta.
  • Condividi con un alleato spirituale.
    Didascalia: Tre decisioni affinché la parabola diventi un cammino.

Scheda pratica

  • Ogni mattina leggi Lc 18,1-8 per 2 minuti e indica un'unica, chiara intenzione, orientata alla riparazione e alla verità.
  • Tre volte al giorno, respira e ripeti: “Padre, rendi giustizia ai tuoi eletti”, quindi scegli una micro-azione coerente con la richiesta.
  • Tieni un quaderno della perseveranza: fatti, preghiere, promemoria, intuizioni; rileggilo ogni settimana per individuare i progressi e i prossimi passi.
  • Preferisci i rimedi legali e la mediazione alla vendetta; chiedi consiglio a una persona saggia prima di qualsiasi escalation.
  • Unire preghiera e solidarietà: una visita, una chiamata, un dono, un'abilità offerta a chi è nel bisogno.
  • Limita l'esposizione a contenuti che inducono alla rabbia; benedici interiormente le persone difficili prima di scrivere loro.
  • Pianificare in comunità un “mese di perseveranza”: Parola, preghiera, azione, rilettura, con un impegno semplice e misurabile.

Riferimenti

  • Bibbia, Vangelo secondo Luca, 18,1-8; paralleli: Lc 11,5-8; Sal 43; Sir 35,14-18; Ap 6,10; 1 Ts 5,17.
  • Catechismo della Chiesa Cattolica, sezioni sulla preghiera di petizione, perseveranza, giustizia e misericordia.
  • Agostino d'Ippona, Sermoni sulla preghiera e Commentari sui Salmi (nozione del desiderio dilatata dal ritardo).
  • Giovanni Crisostomo, Omelie sulla preghiera e la giustizia, sottolineando il grido dei poveri.
  • Origene, Omelie su Luca, lettura spirituale della vedova e del giudice.
  • Benedetto XVI, Spe salvi, brani sulla speranza, la giustizia escatologica e la pazienza attiva.
  • Salmi e Liturgia delle Ore, antifona «La Parola di Dio è viva ed efficace» (Eb 4,12) per l’ascolto orante.

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