Tra il Cairo e Alessandria, nel deserto di Wadi El Natrun, questa settimana si svolge un evento di rara importanza. Dal 24 al 28 ottobre 2025, 400 leader ecclesiastici e teologi provenienti da tutto il mondo si riuniranno per la Sesta Conferenza Mondiale su Fede e Costituzione. Per la prima volta nella sua storia secolare, questa commissione del Consiglio Ecumenico delle Chiese si insedia nel continente africano, ospitata dalla Chiesa copta ortodossa in un luogo intriso di storia e spiritualità.
Sebbene questo evento rimanga in gran parte sconosciuto al grande pubblico, la sua importanza per il futuro del cristianesimo è considerevole. Fede e Costituzione rappresenta il cuore intellettuale e teologico del movimento ecumenico, il paziente lavoro di riavvicinamento di cristiani separati da secoli. Il suo lavoro ha plasmato la comprensione reciproca tra cattolici, protestanti e ortodossi, producendo documenti che hanno contribuito a superare antiche divisioni e a riscoprire ciò che unisce anziché separare.
Le origini del movimento ecumenico
Per comprendere Fede e Ordine, dobbiamo tornare all'inizio del XX secolo. A quel tempo, il cristianesimo mondiale presentava uno spettacolo di divisione: cattolici e protestanti si ignoravano a vicenda, le varie famiglie protestanti diffidavano l'una dell'altra e le Chiese ortodosse orientali rimanevano in gran parte isolate dal resto della cristianità. Questa frammentazione, ereditata da secoli di conflitti teologici, politici e culturali, indebolì la testimonianza cristiana in un mondo in rapido cambiamento.
Lo shock della prima guerra mondiale
La Prima Guerra Mondiale fu una brutale rivelazione. Come potevano i cristiani affermare di proclamare un messaggio di amore e riconciliazione quando si uccidevano a vicenda nelle trincee, pregando ciascuno lo stesso Dio per la vittoria della propria fazione? Questo doloroso interrogativo spinse alcuni leader cristiani a considerare seriamente la riconciliazione.
L'episcopale americano Charles Brent, vescovo delle Filippine e in seguito cappellano militare durante il conflitto, fu profondamente colpito da questa tragedia. Comprese che le divisioni tra i cristiani non erano solo una questione teorica: avevano conseguenze concrete per la pace nel mondo. Nel 1910, alla Conferenza Missionaria di Edimburgo, che segnò una svolta nella storia del protestantesimo, Brent propose la creazione di una commissione per affrontare direttamente le questioni dottrinali ed ecclesiologiche che separavano le Chiese.
La creazione della fede e della costituzione
L'idea prese lentamente piede. Nel 1920, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli lanciò uno storico appello invitando le Chiese cristiane a formare una "Società delle Chiese" sul modello della Società delle Nazioni, allora in via di costituzione. Questo straordinario appello proveniva da una Chiesa ortodossa che, dopo secoli di relativo isolamento, si stava aprendo ad altre tradizioni cristiane.
Nel 1927, la prima Conferenza Mondiale su Fede e Costituzione si tenne a Losanna, in Svizzera. Vi parteciparono più di 400 delegati in rappresentanza di 108 Chiese di tutte le tradizioni: un evento senza precedenti. Per la prima volta dalla Riforma protestante del XVI secolo, teologi di diverse fedi si riunirono non per condannarsi a vicenda, ma per esplorare ciò che li univa.
Il nome stesso della commissione – Fede e Costituzione – ne esprime l’obiettivo: studiare insieme questioni di fede (dottrina, teologia) e di costituzione (organizzazione, strutture ecclesiali). In altre parole, affrontare di petto le questioni più difficili che dividono i cristiani, senza eluderle diplomaticamente.
Un metodo rivoluzionario: il dialogo nella verità
Ciò che distingue "Fede e Costituzione" dai precedenti tentativi di riconciliazione è il suo metodo. Non cerca di minimizzare le differenze o di ricercare il minimo comune denominatore. L'approccio si basa su un principio semplice ma impegnativo: dire la verità nella carità.
Rispetto per le convinzioni di tutti
Fede e Costituzione non ha mai cercato di creare una super-Chiesa che assorbisse tutte le altre. Il suo obiettivo è al tempo stesso più umile e ambizioso: consentire alle Chiese di comprendere le reciproche differenze, di riconoscere l'autentica fede cristiana negli altri e di camminare insieme verso un'unità che rispetti la legittima diversità.
Questo approccio richiede un rigoroso lavoro teologico. Coloro che sono coinvolti in Fede e Costituzione non sono semplici diplomatici religiosi in cerca di compromessi. Sono teologi, vescovi, pastori e laici impegnati di alto livello, capaci di articolare accuratamente le posizioni delle loro Chiese, ascoltando sinceramente ciò che gli altri dicono.
Il consenso differenziato
Nel corso dei decenni, Fede e Costituzione ha sviluppato un metodo chiamato "consenso differenziato". Esso consiste nell'identificare ciò su cui le Chiese concordano fondamentalmente, pur riconoscendo che tale accordo può essere espresso in modi diversi a seconda della tradizione. Ad esempio, tutte le Chiese cristiane credono che Gesù Cristo sia presente nell'Eucaristia o nella Cena del Signore, ma spiegano questa presenza con teologie diverse. Il consenso differenziato ci permette di dire: concordiamo sull'essenziale, anche se le nostre formulazioni teologiche divergono su alcuni punti.
Questo metodo ha portato a progressi spettacolari. Nel 1982, Faith and Constitution ha pubblicato il documento Battesimo, Eucaristia, Ministero, frutto di cinquant'anni di dialogo. Questo testo, tradotto in più di quaranta lingue e commentato da quasi tutte le Chiese membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese, rappresenta una svolta importante. Per la prima volta, Chiese che a volte si sono combattute per secoli riconoscono reciprocamente la validità dei loro sacramenti e ministeri, anche se permangono delle divergenze.
Le tappe principali di un secolo di dialogo
La storia di Faith and Constitution si legge come una lenta ascesa verso l'unità, punteggiata da documenti epocali.
Da Losanna a Edimburgo: gettare le basi
Dopo Losanna del 1927, la Seconda Conferenza Mondiale si tenne a Edimburgo nel 1937. Nel frattempo, il contesto globale si era incupito: l'ascesa del fascismo e la minaccia di un nuovo conflitto mondiale resero più urgente il dialogo ecumenico. A Edimburgo, i delegati approfondirono le questioni della Chiesa, della sua unità e della sua missione. Emerse un consenso: l'unità dei cristiani non era un'opzione, ma un'esigenza evangelica.
Integrazione nel Consiglio ecumenico delle Chiese
Nel 1948, ad Amsterdam, fu ufficialmente istituito il Consiglio Ecumenico delle Chiese, che inizialmente riuniva Chiese protestanti e ortodosse. Fede e Costituzione divenne una delle sue commissioni, pur mantenendo una certa autonomia per continuare a collaborare con Chiese non membri del CEC, in particolare la Chiesa cattolica romana, che a quel tempo rimaneva al di fuori del movimento ecumenico.
La Terza Conferenza Mondiale su Fede e Costituzione si riunì nel 1952 a Lund, in Svezia. Fu formulato un principio metodologico fondamentale: le Chiese dovrebbero agire insieme ovunque possibile e rimanere separate solo quando convinzioni profondamente radicate lo richiedono. Questo principio di "agire insieme" piuttosto che di "rimanere separati" inverte la logica della divisione.
La svolta del Vaticano II
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) cambiò la situazione. La Chiesa cattolica, che rappresenta più della metà dei cristiani del mondo, si aprì al dialogo ecumenico. Il decreto Unitatis Redintegratio (1964) riconosce le altre Chiese e comunità ecclesiali come fratelli separati e incoraggia il dialogo teologico. Nel 1968, la Chiesa cattolica è diventata membro a pieno titolo di Fede e Costituzione, sebbene non aderisca al Consiglio Ecumenico delle Chiese nel suo complesso.
Questa partecipazione cattolica trasforma Fede e Costituzione in un vero e proprio luogo di dialogo tra tutte le grandi famiglie cristiane: cattolici, ortodossi, anglicani, luterani, riformati, metodisti, battisti, pentecostali... La commissione diventa l'unico spazio al mondo in cui questa diversità si incontra regolarmente per un lavoro teologico comune.
La Quarta Conferenza Mondiale si tenne a Montreal nel 1963, nel pieno del Concilio Vaticano II. Affrontò il tema della Scrittura e della Tradizione, un tema che aveva diviso cattolici e protestanti fin dalla Riforma. I partecipanti riuscirono a formulare una comprensione comune che trascendeva le antiche divisioni.
Battesimo, Eucaristia, Ministero: il Documento di Lima
La Quinta Conferenza Mondiale, tenutasi a Lima (Perù) nel 1982, segnò un vertice. Il documento Battesimo, Eucaristia, Ministero (BEM), elaborato nel corso di decenni, viene presentato alle Chiese. Rappresenta il più ampio consenso mai raggiunto tra i cristiani su queste tre realtà fondamentali della vita ecclesiale.
Riguardo al battesimo, il documento afferma che questo sacramento, amministrato nel nome della Trinità, è il fondamento dell'unità cristiana. Le Chiese sono invitate a riconoscere reciprocamente i rispettivi battesimi, un passo avanti considerevole, dato che alcune tradizioni si rifiutavano di convalidare i battesimi celebrati in altre Chiese.
Riguardo all'Eucaristia, il BEM presenta una visione della presenza di Cristo che, senza cancellare le differenze teologiche, consente alle Chiese di riconoscere che tutti celebrano autenticamente il memoriale del sacrificio di Cristo e ricevono il suo corpo e il suo sangue.
Sulla questione più delicata del ministero, il documento esplora le diverse concezioni dell'ordinazione, dell'episcopato e del ruolo dei laici. Senza risolvere tutte le divergenze – in particolare sull'ordinazione delle donne o sulla successione apostolica – apre vie di reciproco riconoscimento.
Le reazioni delle Chiese al documento di Lima sono state generalmente positive, sebbene alcune abbiano espresso riserve su alcuni punti. Questo testo ha ispirato numerosi accordi bilaterali tra le Chiese e ha contribuito a concreti progressi nell'unità dei cristiani.
Da Santiago a Porto Alegre: nuove sfide
La Sesta Conferenza Mondiale si è riunita a Santiago de Compostela, in Spagna, nel 1993. Ha affrontato il tema della koinonia, la comunione tra le Chiese. Come possiamo passare dalla semplice coesistenza pacifica a una vera comunione ecclesiale? Il documento che ne è scaturito ha esplorato le dimensioni teologica, sacramentale, etica e missionaria di questa comunione.
Nel 2006, la Settima Conferenza Mondiale si tenne a Porto Alegre, in Brasile. Il contesto globale era cambiato: la secolarizzazione avanzava in Occidente, mentre il cristianesimo stava vivendo una crescita spettacolare nel Sud del mondo. Fede e Costituzione riflette sulla natura stessa della Chiesa e sulla sua chiamata all'unità in un mondo plurale e globalizzato.
La Conferenza di Alessandria: un incontro storico
Torniamo quindi alle notizie. Questa sesta Conferenza Mondiale, che si terrà in Egitto dal 24 al 28 ottobre 2025 – in realtà, cronologicamente, è l'ottava, ma la numerazione ufficiale sembra aver saltato qualche edizione o utilizzato una logica di conteggio diversa – è di particolare importanza per diverse ragioni.
La scelta dell'Egitto: un gesto fortemente simbolico
È la prima volta che una Conferenza Mondiale su Fede e Costituzione si tiene in Africa. Questa scelta non è di poco conto. Riconosce la crescente importanza del cristianesimo africano nella Chiesa universale. L'Africa conta oggi circa 700 milioni di cristiani, più dell'Europa. Il continente è diventato un importante centro di vitalità cristiana, con le sue sfide e la sua teologia.
Inoltre, tenere questa conferenza in Egitto significa rendere omaggio a una delle chiese più antiche del cristianesimo. La Chiesa copta ortodossa risale alle origini stesse della fede cristiana. La tradizione vuole che San Marco Evangelista abbia fondato la Chiesa di Alessandria nel I secolo. Questa chiesa ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo della teologia cristiana nei primi secoli, dando vita a figure come Clemente di Alessandria, Origene, Atanasio e Cirillo.
Il luogo scelto, il deserto di Wadi El Natrun tra il Cairo e Alessandria, è intriso di storia monastica. Fu qui che i Padri del Deserto, i primi monaci cristiani del III e IV secolo, svilupparono la spiritualità contemplativa e ascetica che influenzò profondamente il cristianesimo orientale e occidentale. Quattro monasteri copti sono ancora attivi lì, testimoni viventi di questa tradizione secolare.
L'invito del Patriarca Tawadros
Il fatto che la Chiesa copta ortodossa abbracci il principio di Fede e Costituzione è altrettanto significativo. Questa Chiesa fa parte della famiglia delle Chiese ortodosse orientali, distinta dalle Chiese ortodosse di tradizione bizantina. Dal Concilio di Calcedonia del 451, che divise i cristiani sulla questione della natura di Cristo, queste Chiese sono esistite in gran parte separate dal resto della cristianità.
Il Patriarca Tawadros II, capo della Chiesa copta dal 2012, incarna una nuova generazione di leader ortodossi orientali aperti al dialogo ecumenico. Il suo invito riflette il desiderio della sua Chiesa, membro del CEC dal 1954, di partecipare pienamente alla ricerca dell'unità dei cristiani.
Questa apertura è ancora più notevole se si considera che la Chiesa copta ha attraversato prove terribili negli ultimi decenni. In quanto minoranza cristiana in un Paese a maggioranza musulmana, ha subito persecuzioni, attacchi mortali e discriminazioni croniche. Nonostante queste difficoltà, mantiene il suo impegno ecumenico e la sua testimonianza di fede.
I partecipanti: un mosaico di tradizioni
I 400 partecipanti riuniti ad Alessandria rappresentano una diversità impressionante: cattolici romani, ortodossi orientali e bizantini, anglicani, luterani, riformati, metodisti, battisti, pentecostali, discepoli di Cristo, mennoniti... Sono rappresentati tutti i continenti, con particolare attenzione all'equilibrio tra uomini e donne, tra clero e laici, tra teologi accademici e pastori di base.
Questa diversità è al tempo stesso la forza e la sfida di Fede e Costituzione. Realizzare un dialogo proficuo tra tradizioni così diverse, a volte rivali da secoli, richiede una pazienza e una carità non comuni. I partecipanti devono superare non solo le barriere teologiche, ma anche le differenze culturali, linguistiche e storiche.
Le sfide della conferenza
Qual è l'ordine del giorno di questa conferenza? Ci sono diversi temi importanti all'ordine del giorno.
In primo luogo, la questione dell'autorità nella Chiesa. Come prendono le loro decisioni le Chiese? Su quali basi? Quale ruolo svolgono la Scrittura, la Tradizione, i concili, i vescovi, il Papa (per i cattolici) e il sensus fidelium (il senso di fede del popolo cristiano)? Queste questioni dividono profondamente le Chiese e trovare un linguaggio comune è essenziale per il progresso.
C'è poi la questione dell'identità cristiana in un mondo plurale. Come possiamo essere fedeli alla fede cristiana e al tempo stesso dialogare con rispetto con le altre religioni e con il secolarismo moderno? Questa questione è di grande attualità in Egitto, dove cristiani e musulmani convivono da quattordici secoli.
Infine, la questione dell'unità visibile. Come sarebbe una Chiesa unita? Fede e Costituzione non mira all'uniformità: nessuno vuole che anglicani, ortodossi e cattolici diventino identici. Ma quale forma di unità è possibile e auspicabile? Come si possono conciliare legittima diversità e autentica comunione?
Sfide contemporanee all'ecumenismo
Il movimento ecumenico sta attraversando un periodo complesso. Dopo l'entusiasmo dei primi decenni, si è insinuata una certa stanchezza. Grandi progressi come il documento di Lima sembrano difficilmente ripetibili. Sono emerse nuove sfide.
Questioni etiche che dividono
Negli ultimi decenni, questioni di etica sessuale e familiare hanno creato nuove divisioni tra le Chiese, e persino al loro interno. L'ordinazione delle donne, accettata da molte Chiese protestanti e anglicane ma rifiutata da cattolici e ortodossi, rimane un ostacolo importante. Più di recente, i dibattiti sull'omosessualità e sul matrimonio tra persone dello stesso sesso hanno causato spaccature all'interno di alcune famiglie ecclesiali.
Queste domande sono tanto più delicate perché toccano convinzioni morali profondamente radicate, spesso percepite come non negoziabili da chi le difende. Come si può mantenere il dialogo quando le posizioni sembrano inconciliabili? Fede e Costituzione si propone di mantenere aperto lo spazio per il dialogo anche su questi temi delicati, ricordandoci che l'unità in Cristo trascende le nostre divisioni umane.
Il risveglio pentecostale ed evangelico
Un'altra sfida deriva dal risveglio pentecostale ed evangelico. Questi movimenti, che stanno vivendo una crescita esponenziale, in particolare in Africa, Asia e America Latina, sono spesso restii a impegnarsi nel dialogo ecumenico istituzionale. Molte chiese pentecostali ed evangeliche non sono membri del CEC e preferiscono forme di collaborazione più informali.
Fede e Costituzione si impegna a integrare queste nuove voci nel dialogo. La partecipazione di rappresentanti pentecostali alle conferenze mondiali è aumentata negli ultimi anni, arricchendo le discussioni con una sensibilità diversa, più esperienziale e meno istituzionale.
La secolarizzazione e le sue conseguenze
In Occidente, la secolarizzazione sta trasformando il panorama religioso. In molti paesi europei, i cristiani praticanti stanno diventando una minoranza. Questa nuova situazione solleva nuovi interrogativi: l'ecumenismo rimane una priorità quando le Chiese lottano per sopravvivere? O, al contrario, sta diventando più urgente che mai presentare una testimonianza cristiana unita di fronte all'indifferenza religiosa?
Paradossalmente, la secolarizzazione può avvicinare i cristiani. Di fronte alle stesse sfide – disaffezione giovanile, chiusura delle chiese, emarginazione sociale – cattolici, protestanti e ortodossi stanno scoprendo di avere più cose in comune di quanto pensassero. L'ecumenismo sta diventando meno una questione di riavvicinamento teorico e più una necessità pratica.
dialogo interreligioso
Un'altra sfida deriva dal dialogo interreligioso. Mentre "Fede e Costituzione" si concentra sull'unità tra i cristiani, molti si chiedono: il dialogo non dovrebbe essere ampliato per includere tutte le religioni? Questa domanda è particolarmente acuta in contesti come l'Egitto, dove cristiani e musulmani vivono fianco a fianco.
La posizione di Fede e Costituzione è chiara: il dialogo interreligioso è importante e necessario, ma non sostituisce la ricerca dell'unità tra i cristiani. Sono due approcci complementari, non in competizione. L'unità dei cristiani può persino facilitare il dialogo interreligioso, consentendo ai cristiani di parlare con una voce più coerente.
I frutti concreti del dialogo
Nonostante le sfide, il dialogo ecumenico ha prodotto frutti tangibili. In un secolo, il panorama delle relazioni interconfessionali è stato radicalmente trasformato.
Accordi tra chiese
Numerosi accordi bilaterali e multilaterali sono stati conclusi tra le Chiese, ispirati dall'opera di Fede e Costituzione. Nel 1999, cattolici e luterani hanno firmato l' Dichiarazione congiunta sulla giustificazione, superando così la divisione fondamentale che aveva innescato la Riforma protestante nel XVI secolo. Entrambe le parti riconoscono di insegnare essenzialmente la stessa cosa sulla salvezza per grazia di Dio, nonostante le diverse formulazioni teologiche.
Accordi simili sono stati conclusi in materia di battesimo, consentendo un ampio riconoscimento reciproco tra le Chiese. In Francia, ad esempio, cattolici, protestanti e ortodossi riconoscono reciprocamente i rispettivi battesimi dal 1996.
I matrimoni misti sono più facili
Per le coppie composte da un cattolico e un protestante o ortodosso, gli ostacoli sono stati notevolmente ridotti. I matrimoni misti, un tempo scoraggiati o proibiti, sono ora accolti come un'opportunità per vivere l'ecumenismo nella vita quotidiana. Sono state sviluppate liturgie comuni per queste celebrazioni.
Preghiera comune
La Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, celebrata ogni anno a gennaio, è diventata una tradizione consolidata. In molte città, cattolici, protestanti e ortodossi si riuniscono per pregare insieme, anche se non possono ancora condividere l'Eucaristia. Questi momenti di preghiera comune creano legami fraterni che trascendono le divisioni istituzionali.
Collaborazione caritatevole e sociale
Sul campo, le Chiese collaborano sempre di più nelle loro azioni caritatevoli e sociali. Di fronte alla povertà, alle migrazioni, ai disastri naturali e all'ingiustizia, i cristiani stanno scoprendo che possono agire insieme senza aspettare di risolvere tutte le loro divergenze teologiche. Questa collaborazione pratica prepara e accompagna l'unità teologica.
Il futuro della fede e dell'ordine
Cosa possiamo aspettarci da Fede e Costituzione nei prossimi decenni? Stanno emergendo diverse strade.
Continuare il dialogo con il paziente
Innanzitutto, proseguite pazientemente il dialogo teologico. Cento anni possono sembrare un periodo lungo, ma la storia delle divisioni cristiane abbraccia due millenni. La riconciliazione non può essere affrettata. Fede e Costituzione continuerà ad esplorare le questioni che ancora dividono le Chiese, in particolare quelle relative ai ministeri e all'autorità.
Integrare nuove voci
In secondo luogo, ampliare la cerchia dei partecipanti. Le Chiese del Sud del mondo – Africa, Asia e America Latina – devono svolgere un ruolo più importante nell'opera di Fede e Costituzione. Queste Chiese apportano prospettive nuove, plasmate da contesti culturali diversi da quelli di Europa e Nord America, che hanno a lungo dominato il dialogo ecumenico.
Collegare la teologia e la vita pratica
Fede e Costituzione deve anche fare attenzione a non rimanere intrappolati in un dialogo accademico slegato dalla vita delle comunità. I progressi teologici sono significativi solo se si traducono nella vita delle chiese locali. Ciò richiede uno sforzo di comunicazione e formazione affinché i fedeli possano appropriarsi dei frutti del dialogo.
Affrontare nuove problematiche
Infine, Fede e Costituzione dovranno affrontare questioni emergenti: ecologia e creazione, giustizia economica, migrazioni, nuove tecnologie, intelligenza artificiale, ecc. In che modo la fede cristiana illumina queste sfide contemporanee? E come possono le Chiese rispondere insieme, anziché separatamente?
Una speranza tenace
Questa conferenza di Alessandria testimonia una speranza tenace. Nonostante gli ostacoli, nonostante la lentezza dei progressi, nonostante le delusioni, le chiese cristiane continuano a credere che l'unità sia possibile perché voluta da Cristo. Nella preghiera prima della Passione, Gesù chiede al Padre "che tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21). Questa preghiera fonda e motiva il movimento ecumenico.
Fede e Costituzione incarna la convinzione che la ricerca della verità e la carità fraterna non siano in contraddizione. Possiamo impegnarci in un dialogo fermo su questioni dottrinali, amandoci a vicenda come fratelli e sorelle in Cristo. Possiamo mantenere le nostre convinzioni, riconoscendo al contempo la fede autentica degli altri.
Nel deserto egiziano, dove i Padri del deserto cercavano Dio nella solitudine e nel silenzio, 400 delegati cercano insieme il volto di Cristo nella diversità delle sue Chiese. Lo fanno con umiltà, consapevoli che l'unità è prima di tutto un dono di Dio prima di essere frutto dello sforzo umano. Lo fanno con perseveranza, sapendo che la strada è ancora lunga. Lo fanno con speranza, credendo che lo Spirito Santo guidi le Chiese verso una comunione piena e visibile.
Cento anni dopo la sua fondazione, Fede e Costituzione rimane un prezioso laboratorio per l'unità dei cristiani. Il suo lavoro paziente, spesso invisibile, sta preparando un futuro in cui le divisioni di ieri non saranno altro che un brutto ricordo e in cui i cristiani potranno testimoniare insieme la loro comune fede in Gesù Cristo, Salvatore del mondo.


