Leggendo il libroi Salmi
Il Signore è il mio pastore:
Non mi manca nulla.
Sui prati di erba fresca,
Mi fa riposare.
Mi conduce verso acque tranquille
e mi fa tornare in vita;
Mi conduce sulla retta via
per l'onore del suo nome.
Se cammino nella valle dell'ombra della morte,
Non temo alcun male,
perché tu sei con me:
Il vostro staff mi guida e mi rassicura.
Mi hai apparecchiato la tavola
davanti ai miei nemici;
Hai sparso il profumo sulla mia testa,
La mia tazza trabocca.
La grazia e la felicità mi accompagnano
ogni giorno della mia vita;
Abiterò nella casa del Signore
per tutta la durata dei miei giorni.
– Parola del Signore.
Camminare senza paura: trovare la pace interiore con il Salmo del Pastore
Come il Salmo 22 rivela il cammino verso una fiducia radicale e una vita ritrovata in mezzo alle nostre fragilità.
Questo testo è per coloro che cercano nella preghiera più di un semplice rifugio: una guida duratura per affrontare paure, perdite o incertezze. Il Salmo del Buon Pastore, spesso recitato meccanicamente, rivela tuttavia un'architettura spirituale di liberazione e fiducia. Riscoprendolo, comprendiamo come il credente, in pace o avvolto nell'oscurità, impari gradualmente a camminare non sotto costrizione, ma nella sicurezza di una presenza. Questo articolo propone di rivisitare questo salmo come scuola di pace incarnata.
- Collocare il Salmo del Pastore nella preghiera di Israele e nella liturgia cristiana.
- Comprendere la propria logica interiore: dal riposo all'attraversamento del male.
- Esplorando tre aree: guarigione dalla paura, ripristino delle relazioni e fiducia attiva.
- Per ascoltare gli echi della tradizione e le chiamate alla pratica spirituale.
Contesto
Il Salmo 22 (numerazione ebraica: 23) è uno dei testi più amati dell'intera Bibbia. Estremamente breve, racchiude tuttavia i tre grandi aspetti di Dio che tutta la Scrittura rivelerà: Creatore, Guida e Ospite. Il suo verso iniziale, "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla", stabilisce immediatamente il rapporto tra l'umanità e Dio come un rapporto di fiducia, non di paura. A differenza di altri salmi, dove predominano le suppliche, questo nasce da una pace messa alla prova: una fede che ha attraversato le profondità della disperazione e che finalmente osa esprimere la dolcezza del riposo.
Storicamente, i salmi sono inni comunitari, ma questo adotta un tono profondamente personale. Davide, o la voce anonima del credente redento, parla in prima persona: "Mi fa riposare", "Tu sei con me". Questo passaggio dal plurale alla prima persona è cruciale. Mostra che attraverso la liturgia condivisa, Israele scopre la sua vocazione: accogliere una presenza divina immediata. Dio non è solo il Dio dei nostri antenati, ma Colui che, nell'oscurità, protegge l'individuo.
Nel contesto pastorale del Vicino Oriente antico, la figura del pastore rappresenta sia il capo politico, sia la guida militare, sia il custode del gregge – simbolo di cura, ma anche di autorità. Questa ambivalenza permea l'intero salmo: da un lato, la tenerezza ("mi conduce lungo acque tranquille"); dall'altro, la fermezza di una mano che guida lungo la retta via. Si dispiega così una pedagogia spirituale: Dio guida, non secondo i nostri desideri immediati, ma secondo ciò che restituisce vita alla verità.
Il Salmo ha trovato il suo posto molto presto nella preghiera di Israele e soprattutto nella liturgia cristiana. Accompagna i funerali, ma anche le professioni religiose, gli esercizi spirituali o semplicemente i salmi di Compieta al termine della giornata. Questa scelta non è casuale: la notte vi occupa un posto centrale. Attraversare "la valle dell'ombra della morte" descrive non solo la morte biologica, ma anche l'oscurità morale, la prova del dubbio, la perdita di orientamento.
La struttura del Salmo poggia su due movimenti. Nei primi tre versetti, Dio è menzionato in terza persona: «Egli mi fa riposare… Mi conduce…». Poi, nel versetto centrale, tutto cambia: «Tu sei con me». Proprio in questo punto, la relazione diventa diretta. È il cuore del testo, perché la vera fede non consiste solo nel parlare di Dio, ma nel parlare a Lui.
Questo cambiamento è accompagnato da un'inversione di immagini: da un pascolo soleggiato a una valle buia. L'esperienza spirituale è intessuta di questa alternanza, e la vera pace non si trova fuori dalla valle, ma al suo interno. Perché la promessa del Salmo non è di evitare il male, ma di attraversarlo senza soccombere ad esso.
Il Salmo 22 si presenta quindi come un cammino completo di vita spirituale: orientamento (Dio guida), confronto (Dio accompagna nel timore), comunione (Dio accoglie alla sua mensa). Dalla passeggiata mattutina alla sosta serale, racchiude un'intera arte di vivere in armonia con la presenza divina.
Analisi
Il tema centrale del salmo è la fiducia più forte della paura. Il suo paradosso fondamentale è questo: la pace non è l'opposto della difficoltà, ma il suo frutto quando si accetta di essere guidati. Questa prospettiva contrasta con un'ingenua comprensione della fede come tranquillità passiva. Qui, tutto dipende dall'atteggiamento interiore di resa: lasciarsi guidare dal Pastore, anche nel cuore della valle minacciosa.
Il testo si snoda come un cammino iniziatico. Innanzitutto, c'è la fiducia nelle risorse: "prati erbosi freschi", "acque tranquille" simboleggiano i doni visibili di Dio, ciò che nutre e lenisce. Poi viene la maturità: "Mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome". Questo versetto segna un cambiamento: la relazione non è più incentrata sul bisogno personale, ma sulla fedeltà della Guida. Infine, nel momento della prova, l'anima scopre la chiave del salmo: "Tu sei con me".
La paura, cessando di essere il nemico, diventa il luogo della rivelazione. La sovranità del pastore si manifesta quando tutti i punti di riferimento esterni sono scomparsi. Nelle tradizioni mistiche, la "valle dell'ombra della morte" rappresenta lo spogliamento spirituale, dove il sostegno dei sensi, la consolazione sensoriale e la sicurezza religiosa scompaiono. Eppure, questo deserto è fertile. Genera la certezza di essere accompagnati.
Simbolicamente, il bastone e il pastorale rappresentano i due poli della guida divina: fermezza e consolazione. Il bastone respinge gli attacchi, il pastorale guida. Dio li sostiene entrambi simultaneamente. Da questa presenza equilibrata nasce la vera serenità, quella che permane anche nel mezzo della lotta.
Il Salmo rivela anche una transizione liturgica: un passaggio dall'esterno all'interno, dal camminare alla mensa. Dopo l'immagine pastorale, emerge la scena domestica: "Tu prepari una mensa davanti a me". Questa divina ospitalità conclude il viaggio, non come una festa lontana, ma come un'anticipazione del Regno. Ricevere l'unzione e il calice traboccante significa già vivere nella gratitudine; significa riconoscere che la benedizione abbonda, anche in mezzo ai nemici.
Il testo ci invita quindi a rivisitare la nostra percezione di Dio: non come un soccorso d'emergenza, ma come una presenza costantemente respirata. La fede diventa un respiro continuo: un abbandono per essere ristorati. Questo ritmo del pastore corrisponde a quello di Cristo: "Conosco le mie pecore ed esse ascoltano la mia voce". Se il salmo è diventato così centrale nella tradizione cristiana, è perché proclama questa fraternità con il Figlio che ci conduce anche, attraverso la croce, al luogo del nostro riposo finale.

Guarire dalla paura
La paura, per il credente, non scompare attraverso lo sforzo morale, ma attraverso l'esperienza della presenza. Nel Salmo, viene riconosciuta senza dissimulazioni: la valle della morte è molto reale. Eppure, diventa un luogo di crescita. Il motto "Non temo alcun male" non nasce da una volontà eroica, ma dalla certezza che il Pastore è lì.
Spiritualmente, questa fiducia guarisce alla radice la paura primordiale di essere soli. Il cuore umano, ferito da tempo immemorabile dal senso di abbandono, trova qui una risposta: non si è mai veramente soli. Questo messaggio risuona in tutti, che si tratti di un credente devoto o di qualcuno in ricerca. Le ansie contemporanee – pressioni per le prestazioni, relazioni instabili, crisi ecologiche – riaccendono tutte lo stesso grido: "Chi veglia su di me?"«
Gli insegnamenti del Salmo impartiscono poi tre atteggiamenti: accettare di essere guidati, accettare l'ignoranza del cammino e lasciarsi confortare senza vergogna. La guarigione passa attraverso questa umiltà. Perché spesso è il nostro orgoglio di "controllare tutto" che ci tiene nella paura.
Nella preghiera quotidiana, rileggere questo versetto quando si sperimenta una paura specifica (malattia, dolore, insicurezza) funge da ancora. Le parole diventano respiro e la paura viene placata dal riconoscimento di una presenza più grande di sé.
Restauro relazionale
«Tu prepari una mensa davanti a me, sotto gli occhi dei miei nemici». Questo versetto rivela la dimensione comunitaria della salvezza. La mensa non è una ricompensa isolata, ma una riconciliazione. Dio non elimina i nemici; cambia il nostro rapporto con loro. Il credente impara a rimanere nel bene, anche sotto sguardi ostili. Questo è il capovolgimento evangelico ante litteram: vincere il male con il bene.
Questo ripristino del nostro rapporto con gli altri è anche un processo interiore. Tutti noi portiamo dentro di noi dei "nemici": risentimenti, giudizi, rimpianti. Dio apparecchia la tavola in presenza di queste forze non per annientarle, ma per trasformarle in un ricordo di pace. Anche in questo caso, la coppa traboccante significa più che abbondanza materiale: rappresenta la pace che scaturisce dal perdono.
La mensa evoca ovviamente l'Eucaristia, segno supremo della riconciliazione. In questa prospettiva, il salmo si fa profezia: la casa del Signore prefigura la comunità radunata, riconciliata nell'amore di Cristo. In ciò risiede il concetto di gioia duratura: non l'assenza di conflitti, ma la fraternità preservata nelle differenze.
Fiducia attiva: vivere guidati
«Mi guida per il giusto cammino». La fede del Salmo non è mai statica. Essere accompagnati non preclude il cammino. Questa frase sottolinea la vocazione del credente: collaborare con la grazia. Dio non sostituisce la nostra libertà; la apre.
In termini pratici, questo significa osare fare scelte coerenti anche quando manca la visione d'insieme. Il pastore non mostra l'intera mappa, ma un passo alla volta. Questo metodo spirituale ribalta la moderna logica del controllo: il discernimento sostituisce la pianificazione.
Nei momenti di incertezza o esitazione, meditare su questo versetto aiuta a riorientare le proprie decisioni sulla fedeltà, non sulla perfezione. Il credente cammina per "l'onore del nome di Dio": il suo obiettivo non è più utilitaristico, ma relazionale. L'obiettivo non è ottenere, ma riflettere il volto del Pastore.
Vivere in questo modo trasforma le responsabilità, le relazioni professionali e gli impegni sociali. La fiducia diventa la forza trainante dell'azione: ispira giustizia e compassione. Questo è l'equilibrio del salmo: pace interiore e responsabilità esteriore si nutrono a vicenda.
Tradizione
I Padri della Chiesa hanno commentato ampiamente questo salmo.
- Per Sant'Agostino, «Il Signore è il mio pastore» riassume tutta la fede cristiana: Dio conduce l'anima attraverso le tappe della conversione, della purificazione, dell'illuminazione, dell'unione.
- San Gregorio di Nissa vi contemplò il passaggio dal timore servile all'amicizia divina.
- Nella liturgia monastica, questi versetti posti a compieta circondano la notte di una benedizione: come se ogni giorno trovasse il suo riposo nella tenerezza del pastore.
Nel Medioevo, la spiritualità cistercense interpretava spesso questo salmo come una parabola della vita comunitaria. I monaci vi vedevano l'equilibrio tra preghiera solitaria e fraternità. Il bastone rappresentava la regola, il pastorale la carità: senza entrambi, la guida si perde.
Nella tradizione moderna, il Salmo ha ispirato innumerevoli inni e meditazioni. La sua dolcezza è stata talvolta ridotta a mero sentimentalismo, ma i mistici ci ricordano la sua natura impegnativa: per gustare le "acque tranquille", bisogna attraversare la valle. La vera pace non è decorativa; nasce dalla lotta interiore.
Oggi, di fronte ai sconvolgimenti del mondo, questo testo conserva tutta la sua forza. In un contesto in cui molti faticano ad avere fiducia – nelle istituzioni, in Dio o persino in se stessi – torna a essere un linguaggio di stabilità. La figura del pastore ripristina la fiducia come virtù della maturità, non dell'infantilismo.

Traccia di meditazione
- Leggi lentamente il salmo ogni mattina per una settimana, ripetendo a bassa voce la frase che ti tocca di più.
- Identifica i momenti difficili della tua vita: una paura, una rottura, un calvario. Condividili senza scappare.
- Visualizza il bastone e il pastorale come due gesti: protezione e guida, e chiedi a Dio di rivelarti quello di cui hai più bisogno.
- Allestire simbolicamente un tavolo in casa (una candela, una pagnotta, un libro) come promemoria quotidiano della presenza divina.
- Prima di andare a dormire, ripeti mentalmente "sei con me" per concludere la giornata in pace.
- Per compiere un atto di gentilezza verso qualcuno che è difficile amare: per estendere il versetto "prepari una mensa davanti ai miei nemici".
- Coltiva la gratitudine tenendo un quaderno in cui annotare ogni giorno una "tazza traboccante", quei piccoli segni di abbondanza ricevuti.
Conclusione
Il Salmo 22 non promette l'eliminazione del male, ma la trasfigurazione della nostra prospettiva. Rende possibile una pace attiva, nata da una fiducia più forte della paura. Confessando "tu sei con me", il credente riecheggia la più alta affermazione biblica: l'amore ha già messo radici nel cuore delle tenebre.
Questa certezza trasforma il modo di vivere, credere e amare. Chi abbraccia la pace del pastore diventa rassicurante per gli altri. Scopre che essere guidati, lungi dall'essere una perdita di autonomia, è una pienezza di libertà: la libertà di non doversi più salvare da soli.
Così, il salmo inaugura una rivoluzione spirituale discreta ma radicale: un passaggio dal controllo alla fiducia, dalla paura alla comunione. Chi cammina in questa luce ora sa che ogni valle è già abitata, ogni tavola già apparecchiata, ogni giorno già benedetto.
Pratico
- Rileggere il Salmo 22 prima di una scelta difficile può aiutare a ritrovare la calma.
- Durante la preghiera silenziosa, visualizza il cammino del pastore nei tuoi respiri.
- Per praticare un atto di perdono ispirato dalla "tavola davanti ai miei nemici".
- Ogni giorno nota un segnale di protezione inaspettata e scrivilo.
- Ascoltare un'interpretazione musicale del salmo per integrarlo nella memoria del cuore.
- Nei periodi di stanchezza, ripeti: "Mi conduce alle acque tranquille".
- Concludi la giornata con gratitudine: "La grazia e la felicità sono con me".
Riferimenti
- Salmo 22 (23), traduzione liturgica attuale.
- Sant'Agostino, Enarrationes in Psalmos.
- Gregorio di Nissa, Omelie spirituali.
- Benedetto XVI, catechesi sui salmi.
- Tommaso Merton, Pensieri in solitudine.
- Liturgia delle Ore, ufficio di Compieta.
- Jean Vanier, La comunità, luogo di perdono e di festa.
- Edizioni liturgiche contemporanee.



