Daniele parlò e disse: «Durante la notte, nella mia visione, guardavo: i quattro venti del cielo agitavano impetuosamente il Mar Grande. Quattro enormi bestie salivano dal mare, una diversa dall'altra.
Il primo era simile a un leone, con ali d'aquila. Mentre lo guardavo, le sue ali furono strappate, fu sollevato da terra e si eresse sulle sue zampe come un uomo, e gli fu dato un cuore d'uomo.
La seconda bestia era simile a un orso; stava ritta per metà e aveva tre costole in bocca, tra i denti. Le dissero: «Àlzati, divora molta carne!».»
Continuai a guardare: vidi un'altra bestia, simile a una pantera; aveva quattro ali d'uccello sul dorso e quattro teste. Le fu dato il dominio.
Poi, durante la notte, guardai di nuovo; e vidi una quarta bestia, terribile, spaventosa e straordinariamente forte; aveva enormi denti di ferro; divorava, sbranava e calpestava il resto. Era diversa dalle altre tre bestie e aveva dieci corna.
Mentre osservavo queste corna, ecco, in mezzo a esse ne apparve un altro più piccolo; tre delle prime corna furono sradicate davanti a esso. E questo corno aveva occhi simili a occhi d'uomo e una bocca che proferiva parole arroganti.
Continuai a guardare: furono collocati dei troni e un Anziano si sedette; la sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano come pura lana; il suo trono era fatto di fiamme ardenti, con ruote di fuoco incandescente. Un fiume di fuoco scorreva davanti a lui. Migliaia e migliaia lo servivano; innumerevoli migliaia stavano in piedi davanti a lui. La corte si sedette e i libri furono aperti.
Guardai, udii le parole arroganti che il corno vomitava. Guardai, e la bestia fu uccisa, il suo corpo gettato nel fuoco. Quanto alle altre bestie, il loro dominio fu tolto, ma fu loro concessa una proroga per un periodo di tempo specificato.
Nelle visioni notturne vidi uno simile a un figlio d'uomo venire sulle nubi del cielo. Egli giunse fino al Vegliardo e fu condotto davanti a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano. Il suo potere è un potere eterno che non tramonterà mai, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto.»
Quando il cielo rovescia gli imperi: la visione che cambia tutto
Il futuro appartiene a chi arriva sulle nuvole..
Vi sentite a volte schiacciati dalla violenza del mondo? Dai sistemi che opprimono i deboli, dai poteri che mentono spudoratamente, dalla sensazione che le forze del male abbiano già vinto? Anche Daniele si sente così. Esiliato a Babilonia, deportato lontano da casa, ha vissuto sotto lo stivale di un impero terrificante. Eppure, una notte, riceve una visione che infrange ogni certezza. Ciò che vede è diverso da qualsiasi cosa i potenti possano immaginare. È l'annuncio di un capovolgimento totale, una vittoria che non avrà mai fine. E questa promessa ci riguarda direttamente.
Questo testo da Daniele 7 Questo segna una svolta nell'intera Bibbia. Ci mostra che la storia umana non appartiene a tiranni, ma a una figura misteriosa che giunge "con le nubi del cielo". Questo Figlio dell'Uomo riceverà una regalità eterna. Ecco cosa scopriremo insieme: in primo luogo, l'incubo delle quattro bestie e ciò che esse rivelano sui nostri sistemi; in secondo luogo, l'apparizione del Vecchio Uomo e il tribunale celeste che ristabilisce la giustizia; poi, il Figlio dell'Uomo e il suo dominio che cambia ogni cosa; e infine, come questa visione trasforma il nostro modo di vivere oggi.
Babilonia, l'esilio e lo scontro degli imperi
Daniele scrisse nel VI secolo a.C., durante l'esilio babilonese. Il popolo d'Israele aveva visto Gerusalemme distrutta, il Tempio raso al suolo e le sue élite deportate con la forza in terra straniera. Lì, a Babilonia, regnava un potere colossale e spietato che si considerava eterno. Nabucodonosor eresse statue gigantesche, organizzò parate militari e impose la sua lingua, la sua cultura e la sua violenza.
In questa atmosfera soffocante, Daniele riceve delle visioni. Il capitolo 7 è il fulcro del libro. Prima di esso, c'erano per lo più narrazioni (la fossa dei leoni, i tre giovani nella fornace ardente). Poi vengono le grandi visioni apocalittiche. Questo capitolo inaugura un nuovo genere letterario: l'apocalisseQuesta è la rivelazione del significato nascosto della storia. Non si tratta di predizioni esoteriche, ma di una rivelazione su ciò che accade realmente dietro le apparenze.
Il testo colloca la visione "durante la notte". La notte è un tempo di angoscia, ma anche di rivelazione divina. Daniele contempla il "grande mare", agitato dai quattro venti del cielo. Nell'immaginario biblico, il mare simboleggia il caos primordiale, la minaccia costante, il luogo da cui nasce il pericolo. Da questo mare si levano quattro bestie mostruose, una più terrificante dell'altra.
Queste bestie rappresentano gli imperi successivi: Babilonia, i Medi, i Persiani, i Greci. Ma il loro significato si estende oltre il racconto immediato di Daniele. Incarnano ogni forma di potere che schiaccia, divora e calpesta. Il leone con ali d'aquila evoca la forza bruta combinata alla velocità. L'orso vorace ingoia senza limiti. La pantera a quattro teste moltiplica il suo dominio. E la quarta bestia? Indicibile. Terribile. Straordinariamente potente. Possiede denti di ferro e dieci corna, simboli di dominio totale.
Il piccolo corno che emerge al centro incarna ogni arroganza. Ha occhi umani e una bocca che "pronuncia parole deliranti". Letteralmente: parole che sfidano Dio stesso. Questa figura prefigura tutti i futuri tiranni che pretendono di riscrivere la realtà, che mentono per schiavizzare, che violano la verità per mantenere il loro potere.
Questo è il mondo come appare: una successione di mostri che si divorano a vicenda prima di divorare noi. E Daniel, guardando questa scena, deve sentirsi completamente impotente.
Il Tribunale dell'Antico dei Giorni: quando Dio riprende il controllo
Ma la visione cambia. Improvvisamente, "furono posti dei troni". Notate il plurale: non si tratta di un singolo trono, ma di diversi. Viene istituito un tribunale celeste. E al suo centro, una figura profonda: il "Vecchio", che altre traduzioni chiamano "Antico dei Giorni". Questa espressione ebraica evoca colui che esiste prima di tutto, che trascende i secoli, che era lì quando ancora nulla esisteva.
Le sue vesti sono bianche come la neve, i suoi capelli come lana immacolata. Candore assoluto, purezza totale. Il suo trono? Fatto di fiamme, con ruote di fuoco ardente. Nella Bibbia, il fuoco rappresenta la presenza divina stessa. Purifica, rivela, distrugge ciò che è falso. Un fiume di fuoco irrompe davanti a lui, immagine di una santità che brucia ogni falsità.
Migliaia e migliaia lo servono. Miriadi e miriadi stanno davanti a lui. Questi numeri immensi parlano di infinito. Davanti a questa corte celeste, gli imperi terreni crollano nel nulla. Il tribunale prende il suo posto. I libri vengono aperti. Tutto è registrato, nulla è dimenticato. Ogni atto di oppressione, ogni lacrima versata, ogni ingiustizia commessa: tutto è registrato.
Poi la quarta bestia, quella che vomitava parole deliranti, fu uccisa. Il suo cadavere fu gettato nel fuoco. Una condanna definitiva. Le altre bestie persero il loro dominio, ma ricevettero una proroga. La storia umana non si concluse bruscamente, ma ne fu rivelato il significato profondo: i poteri del male sono solo temporanei. Il loro regno è sempre provvisorio.
Questo brano rivela qualcosa di fondamentale: Dio non è assente. Non osserva passivamente il caos. Siede sul trono, giudica, restaura. L'Antico dei Giorni rappresenta la trascendenza assoluta, colui che supera tutti i cicli di violenza, che non può essere manipolato da nessuno. Davanti a lui, i tiranni non sono altro che burattini effimeri.

Il Figlio dell'Uomo: una regalità diversa da qualsiasi altra
Ed ecco il culmine della visione. Daniele veglia di nuovo, «durante le visioni notturne», e vede qualcuno venire «con le nubi del cielo, simile a un figlio d'uomo». Nota bene: non dal mare del caos, ma dal cielo, luogo di Dio. Questa figura non nasce dalla violenza, ma dalla presenza divina stessa.
L'espressione "Figlio dell'uomo" significa principalmente "essere umano". Ma qui assume una profondità straordinaria. Di fronte a bestie mostruose, appare un essere di autentica umanità. Non domina con il terrore, non divora, non calpesta. Viene presentato al cospetto del Vecchio, che gli concede "dominio, gloria e regno".
Questo dono cambia tutto. A differenza delle bestie che prendono il loro potere con la forza, il Figlio dell'uomo riceve il suo. È un'investitura divina. Il suo dominio non si basa sulla paura, ma sulla legittimità assoluta conferita da Dio stesso. Tutti i popoli, tutte le nazioni, le persone di ogni lingua lo serviranno. Non per coercizione, ma perché questa regalità corrisponde al vero ordine del mondo.
E ciò che colpisce di più: "Il suo dominio è un dominio eterno, che non tramonterà mai, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto". Tutte le bestie hanno avuto il loro momento. Tutte sono cadute o cadranno. Ma questa non finirà mai. Trascende i secoli, sopravvive a tutti gli imperi, adempie l'intenzione originaria di Dio per l'umanità.
I primi cristiani riconobbero immediatamente Gesù in questo Figlio dell'uomo. Egli stesso si definisce tale nei Vangeli. Durante il processo davanti al Sinedrio, dichiarò: «Vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra dell'Onnipotente e venire sulle nubi del cielo». Egli rivendicò questa identità, questa missione, questa regalità. Ma la realizzò in un modo del tutto inaspettato: non schiacciando i suoi nemici, ma lasciandosi crocifiggere. La sua vittoria avvenne attraverso l'amore fino alla fine, attraverso il dono totale di sé.
Qui sta lo scandalo e la meraviglia: il Figlio dell'uomo trionfa non attraverso la violenza, ma attraverso la vulnerabilità. Egli sconfigge le bestie non diventando più forte di loro, ma rivelando un'altra forma di potere, quella dell'amore che arriva fino alla morte e che risorge.
Tre dimensioni che trasformano la nostra comprensione del mondo
La solidarietà umana riscoperta di fronte agli imperi disumanizzanti
Le quattro bestie incarnano sistemi che negano l'umanità. Rappresentano tutto ciò che riduce le persone a numeri, a carne da cannone, a consumatori sfruttabili. Il leone, l'orso, la pantera, la bestia senza nome: sono tutte figure di disumanizzazione.
Ma il Figlio dell'uomo restaura l'umanità. Non viene come una quinta bestia, ancora più potente. Viene semplicemente come uomo. E questa umanità presunta diventa il luogo della rivelazione divina. Dio non disprezza la nostra condizione. La assume su di sé, la esalta, la corona.
In termini concreti, ciò significa che la vera resistenza ai sistemi oppressivi passa attraverso la solidarietà umana. Quando ti rifiuti di trattare qualcuno come un oggetto, quando ne riconosci la dignità, quando scegli fratellanza Invece di una competizione feroce, tu incarni il Figlio dell'Uomo. Diventi un simbolo della sua regalità. Rendi testimonianza che la vera umanità è più forte dei mostri.
Pensate ai combattenti della resistenza sotto le dittature, a coloro che hanno nascosto i perseguitati a rischio della propria vita. Pensate agli operatori sanitari che vedono persone dove il sistema vede file. Pensate agli insegnanti che credono nei loro studenti quando tutto li spinge a ridurli a statistiche. Ogni atto di riconoscimento dell'altro come essere umano è una vittoria del Figlio dell'Uomo sulle bestie.
Giustizia divina contro l'illusione dell'impunità
La visione di Daniele afferma qualcosa di radicale: i tiranni non la faranno franca. La corte celeste è insediata, i libri sono aperti e i conti sono resi. Questa certezza pervade tutta la Bibbia. Nessuna ingiustizia rimane nascosta a Dio. Nessun abuso di potere resta impunito per sempre.
Questa prospettiva non ci esime dall'agire per la giustizia qui e ora. Al contrario, ci dà la forza di farlo. Se sapessimo che il male alla fine prevarrà, perché resistere? Ma se crediamo che il tribunale di Dio ripristinerà ogni cosa, allora ogni lotta per la giustizia assume un significato ultimo.
Guardate il piccolo corno che vomita assurdità deliranti. Rappresenta la menzogna sistematica, la propaganda che inverte la verità e la falsità, il bene e il male. Ancora oggi viviamo immersi in una retorica manipolativa. I social media amplificano le fake news. I potenti riscrivono la storia. Le lobby comprano le coscienze.
Ma la verità alla fine viene sempre a galla. Non necessariamente subito. A volte dopo decenni. Ma succede. La corte celeste garantisce che la falsità non vinca mai veramente. Questo non significa che dobbiamo aspettare passivamente. Al contrario, siamo chiamati a testimoniare la verità, a denunciare la falsità, a rifiutare la complicità silenziosa.
Ogni informatore, ogni giornalista onesto, ogni cittadino che si rifiuta di essere manipolato partecipa all'opera del giudizio divino. Dire la verità, anche quando è pericoloso, anche quando è costoso, è già anticipare il giudizio di Dio.
La vocazione della pazienza e della speranza contro la disperazione
Daniele vede le bestie regnare. Vede il terrore prendere il sopravvento. Ma ne vede anche la fine. Questa duplice visione cambia tutto. Sappiamo dove sta andando la storia. Non perché abbiamo una sfera di cristallo, ma perché Dio ha rivelato il suo piano: il Figlio dell'uomo riceverà un regno eterno.
Questa speranza non è ingenua. Non nega la brutalità del presente. Daniele non nasconde nulla. Le bestie divorano, sbranano, calpestano. Il male è reale, enorme, terrificante. Ma non è l'ultima parola. Questa è la differenza radicale tra un beato ottimismo e la speranza cristiana.
L'ottimismo dice: "Tutto andrà per il meglio". La speranza dice: "Dio manterrà la sua promessa, ma questo richiede di attraversare il male, la lotta,..." lealtà nella prova. Questa speranza richiede pazienzaNon passività rassegnata, ma perseveranza attiva.
Quando ti impegni per una causa giusta e i risultati tardano ad arrivare, quando cresci i tuoi figli nella fede nonostante l'indifferenza diffusa, quando resisti alla corruzione mentre tutti gli altri soccombono ad essa, tu incarni questa pazienza. Tu rendi testimonianza che la vittoria finale del Figlio dell'uomo non dipende da vittorie immediate, ma da lealtà a lungo termine.
L'apostolo Paolo lo ha espresso magnificamente: "Siamo afflitti, ma non schiacciati; perplessi, ma non disperati". Questo è l'atteggiamento di chi comprende la visione di Daniele. Sa che le bestie ruggiscono, ma che il loro tempo è breve.

Agostino, Giovanni e la tradizione che sviluppa questa visione
Questa visione di Daniele non rimase lettera morta. Permeò tutto il pensiero cristiano. Sant'AgostinoNe La città di Dio, egli trae spunto da questo per distinguere due logiche all'opera nella storia. Da un lato, la città terrena, edificata sull'amore di sé fino al disprezzo di Dio. Dall'altro, la città celeste, fondata sull'amore di Dio fino al disprezzo di sé.
Le quattro bestie di Daniele appartengono alla città terrena. Incarnano questa logica di dominio, rivalità e violenza. Ma il Figlio dell'uomo inaugura la città celeste. La sua regalità non si basa sulla forza, ma sull'amore e sul servizio. Agostino scrisse nel V secolo, mentre Roma stava crollando. Alcuni accusano il... cristianesimo per aver indebolito l'impero. Agostino risponde: l'Impero Romano era già una delle bestie di Daniele, e tutte le bestie cadono. Rimane solo la regalità di Cristo.
Jean, in l'ApocalisseEgli riecheggia esplicitamente l'immaginario di Daniele. Anch'egli vede una bestia mostruosa emergere dal mare, bestemmiando contro Dio. Anch'egli vede il tribunale celeste, l'Agnello immolato che prende il rotolo sigillato e rivela il senso della storia. E afferma che "il regno del mondo è diventato il regno del nostro Signore e del suo Cristo".
Questa continuità tra Daniele e Giovanni dimostra che la visione non era una curiosità esotica. Divenne la lente cristiana attraverso cui guardare la storia. I martiri dei primi secoli, di fronte alla Roma imperiale, facevano affidamento su questa certezza: l'imperatore non è che una bestia tra le altre, e il suo potere passerà. Il Figlio dell'uomo ha già vinto.
La liturgia cristiana celebra questa vittoria ogni volta che proclama: «Cristo è re». Non un re alla maniera degli imperi, ma il re che lava i piedi dei suoi discepoli, che porta la sua croce, che risorge dai morti. La sua regalità trascende tutti i regimi politici. Non si identifica con nessuno di essi, ma li giudica tutti.
Nel Medioevo, i pittori raffiguravano Cristo in maestà, circondato dai quattro animali che simboleggiavano gli Evangelisti. Ma questi animali non erano più mostruosi. Diventavano figure della Buona Novella. Il leone (Marco), il toro (Luca), l'uomo (Matteo), l'aquila (Giovanni): tutti servono alla rivelazione del Figlio dell'Uomo. Ciò che era un segno di terrore diventa un segno di salvezza. Questa è la potenza trasformatrice della regalità di Cristo.
Sei modi per vivere questa regalità adesso
In che modo la visione di Daniele risuona in noi nella nostra vita quotidiana? Non tanto come dottrina astratta, quanto come un invito a vivere in modo diverso. Ecco sei suggerimenti concreti.
Innanzitutto, imparate a riconoscere le bestie del nostro tempo. Potrebbero non avere più le corna, ma continuano a operare. Sistemi economici che creano miliardari mentre i bambini muoiono di fame, regimi che imprigionano i dissidenti, ideologie che disumanizzano chi la pensa diversamente: questi sono tutti i volti moderni delle bestie di Daniele. Non lasciatevi intimidire dal loro apparente potere. Ricordate: loro passano, ma il Figlio dell'uomo rimane.
In secondo luogo, scegliete atti di umanità radicale. Ogni volta che trattate qualcuno con rispetto, quando la logica prevalente vi porterebbe a ignorarlo o a schiacciarlo, state dimostrando la regalità del Figlio dell'Uomo. Potrebbe trattarsi di una parola di incoraggiamento a un collega in difficoltà, del rifiuto di partecipare a un linciaggio sui social media o di un gesto gentile verso la cassiera del supermercato.
Terzo, coltivate la preghiera contemplativa che vede oltre le apparenze. Daniele riceve la sua visione "di notte". Dobbiamo essere disposti a ritirarci dal rumore del mondo, a rimanere in silenzio, per percepire ciò che Dio rivela. Prendetevi dieci minuti ogni giorno per riflettere sulla vostra giornata alla luce del Vangelo. Dove avete visto le bestie all'opera? Dove avete riconosciuto il Figlio dell'Uomo?
In quarto luogo, impegnatevi nella lotta per la giustizia, ma senza illusioni messianiche. Non salverete il mondo da soli. Ma ogni azione giusta contribuisce a preparare il Regno. Sostenete un'organizzazione per i diritti umani, partecipate a un'iniziativa di solidarietà locale, votate secondo coscienza. Questi gesti non sono insignificanti. Intrecciano la regalità di Cristo nella realtà concreta.
Quinto, testimoniate la speranza cristiana. Intorno a voi, molti vivono nell'angoscia o nel cinismo. Vedono le bestie, ma non il Figlio dell'uomo. Il vostro modo di parlare del futuro, di reagire alle crisi, di mantenere la fede nonostante le battute d'arresto: tutto questo è testimonianza. Non negando le difficoltà, ma indicando una vittoria già conquistata.
Sesto, partecipare alla liturgia con rinnovata consapevolezza. Ogni Eucaristia anticipa il banchetto finale dove saranno radunati tutti i popoli. Ogni battesimo immerge nella morte e la resurrezione del Figlio dell'uomo. Ogni atto di perdono, dato o ricevuto, manifesta la vittoria sulla logica della vendetta. La liturgia non è una fuga, è un'immersione nella realtà ultima.
Il momento in cui tutto cambia per sempre
Siamo giunti alla fine del nostro viaggio. Questa visione di Daniele ci ha condotto attraverso l'incubo degli imperi, ci ha permesso di assistere al tribunale celeste e di contemplare la venuta del Figlio dell'Uomo. Cosa possiamo imparare da essa?
In primo luogo, la storia non appartiene ai potenti. Fanno rumore, schiacciano, terrorizzano. Ma il loro regno è temporaneo. Tutte le bestie cadono, tutte le tirannie crollano. Nessun dominio fondato sulla violenza dura per sempre. Questa convinzione ci permette di resistere senza disperare, di combattere senza odiare, di perseverare senza scoraggiarci.
Inoltre, Dio non è assente. L'Anziano siede sul suo trono di fuoco. I libri sono aperti. Nulla sfugge al suo sguardo. Ogni lacrima viene contata, ogni ingiustizia verrà giudicata, ogni verità verrà rivelata. Questo non significa che dobbiamo attendere passivamente. Al contrario, la corte celeste ci chiama ad agire ora secondo la giustizia di Dio.
Infine, il Figlio dell'uomo ha già ricevuto il dominio eterno. La sua vittoria non dipende dai nostri successi o fallimenti. Si compie nella sua morte e risurrezione. Non dobbiamo stabilirla, ma testimoniarla, manifestarla, conformare ad essa la nostra vita. Questa regalità si dispiega ogni volta che l'amore trionfa sull'odio, quando la verità trionfa sulla menzogna, quando fratellanza abbatte i muri dell'indifferenza.
Questo è il messaggio rivoluzionario di Daniele: gli imperi passeranno, ma il Figlio dell'uomo rimarrà. I tiranni cadranno, ma il suo regno non finirà mai. Quindi, smettete di vivere come se le bestie avessero l'ultima parola. Smettete di lasciarvi intimidire dal loro ruggito. Smettete di cedere al cinismo e alla rassegnazione.
Vivete come cittadini del regno eterno. Agite come se il Figlio dell'Uomo regnasse già, perché già lo fa. Resistete alla logica della morte, seminate gesti di umanità, proclamate speranza. Il mondo ha bisogno di testimoni che credano che la storia non finisce nel caos, ma si apre a un regno senza fine.
E quando la notte sembra troppo lunga, quando le bestie sembrano invincibili, ricordate: anche Daniele vide l'orrore. Ma vide oltre. Vide qualcuno venire sulle nubi, ricevere ogni autorità, radunare tutti i popoli. Questa visione non fu una consolazione passeggera. Fu la rivelazione di ciò che si stava già compiendo.
Siete chiamati a far parte di questa regalità. Non con la forza, ma con l'amore. Non dominando, ma servendo. Non schiacciando, ma elevando. Questa è la rivoluzione che il Figlio dell'uomo inaugura. Non fa notizia, non si impone con la forza delle armi. Ma trasforma ogni cosa dall'interno. Respinge le bestie. Annuncia l'alba di un mondo nuovo.
Quindi alzatevi. Levate il capo. Il Figlio dell'uomo sta venendo sulle nuvole. Il suo regno è già iniziato. E voi siete invitati a manifestarlo fin da oggi.

Sette pratiche per incarnare questa visione
Dedica ogni mattina cinque minuti alla lettura di un brano del Vangelo che presenta Gesù come Figlio dell'uomo, meditando su come egli eserciti la sua regalità attraverso l'amore e il servizio, piuttosto che attraverso il dominio.
Individua una “bestia” contemporanea nel tuo ambiente, che si tratti di un sistema disumanizzante o di una logica di oppressione, e compi un atto concreto di resistenza non violenta questa settimana.
Esercitati ogni giorno nell'autoesame chiedendoti dove hai riconosciuto oggi il volto del Figlio dell'uomo e dove hai forse ceduto alla logica delle bestie.
Partecipa ad un'azione di solidarietà sostenibile, locale o internazionale, per dimostrare che fratellanza è più forte dei sistemi che dividono e schiacciano.
Rifiutatevi di partecipare a discorsi d'odio o manipolazioni, soprattutto sui social media, e scegliete di trasmettere parole di verità e speranza anche quando sembrano insignificanti.
Partecipare a l'Eucaristia con rinnovata consapevolezza, vedendo in esso l'anticipazione del banchetto finale in cui il Figlio dell'uomo radunerà tutti i popoli nella sua regalità eterna.
Condividi questa speranza con almeno una persona scoraggiata questo mese, ricordandole che gli imperi passano, ma la vittoria di Cristo rimane per sempre.
Riferimenti
Daniele 7, 2-14 (testo originale)
Libro di l'Apocalissecapitoli 4-5, 13, 19-22 (rivisitazioni giovannee della visione di Daniele)
Sant'Agostino, La città di Dio, libri XIV e XIX (distinzione tra città terrena e città celeste)
Vangeli sinottici, brani sul Figlio dell'uomo (in particolare Mt 24-25, Mc 13-14, Lc 21-22)
Tradizione patristica sull'interpretazione cristologica del Figlio dell'uomo (Ireneo di Lione, Origene)
Liturgia di Cristo Re e letture per il tempo di Avvento (contesto liturgico di Daniele 7)
Commenti esegetici contemporanei sulla Il libro di Daniel (contesto storico e teologico)
Iconografia medievale di Cristo in Maestà circondato dai quattro esseri viventi (tradizione visiva della visione)


