Vangelo di Gesù Cristo secondo San Luca
Un giorno,
la gente riferì a Gesù il fatto dei Galilei
che Pilato aveva massacrato,
mescolando il loro sangue con quello dei sacrifici che offrivano.
Gesù rispose loro:
"Pensate che questi Galilei
erano peccatori più grandi
di tutti gli altri Galilei,
per aver subito una simile sorte?
Beh, vi dico: niente affatto!
Ma se non ti converti,
perirete tutti allo stesso modo.
E queste diciotto persone
ucciso dalla caduta della torre di Siloe,
pensi che fossero più colpevoli?
di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme?
Beh, vi dico: niente affatto!
Ma se non ti converti,
perirete tutti allo stesso modo."
Gesù raccontò anche questa parabola:
“Un tale aveva piantato un fico nella sua vigna.
Venne a cercare frutti su questo fico,
e non ne ho trovato nessuno.
Poi disse al suo viticoltore:
“Sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico,
e non riesco a trovarne nessuno.
Taglialo. Che senso ha lasciare che esaurisca il terreno?"
Ma il vignaiolo gli rispose:
“Maestro, lascialo anche quest’anno,
mentre scavo in giro
per metterci dentro il letame.
Forse in futuro darà i suoi frutti.
Altrimenti lo taglierai."
– Acclamiamo la Parola di Dio.
Scegliere la vita anziché la morte: la conversione come urgenza gioiosa
Come la chiamata di Cristo alla conversione trasforma i nostri disastri in opportunità di rinascita spirituale e di rinnovata fecondità
Di fronte alle tragedie che colpiscono il nostro mondo, il riflesso umano è quello di cercare colpevoli o di invocare il destino. Il Vangelo di Luca inverte questa logica: né giudizio divino sulle vittime, né fatalismo di fronte al male, ma un invito urgente alla conversione. Gesù ci invita a esaminare la nostra vita, a riconoscere il nostro bisogno di cambiamento e a cogliere il tempo di grazia che ci viene offerto. Questa conversione non è una minaccia terrificante, ma una promessa di vita, un'opportunità di portare frutto.
Esploreremo innanzitutto il contesto storico inquietante di queste parole di Cristo, prima di analizzare il suo messaggio centrale di conversione universale. Esamineremo poi come questa urgenza spirituale si applichi concretamente alla nostra vita quotidiana, risuoni con la grande tradizione cristiana e si traduca in pratiche meditative. Infine, affronteremo le questioni contemporanee sollevate da questa esigente chiamata, prima di proporre percorsi concreti di trasformazione.

Il contesto di un mondo violento e la risposta di Gesù
Il Vangelo di Luca ci immerge in un'epoca segnata da violenza politica e disastri accidentali. Due eventi recenti hanno tormentato le menti della Giudea. Innanzitutto, il massacro dei Galilei da parte di Pilato, un prefetto romano noto per la sua brutalità. Questi pellegrini, venuti per offrire sacrifici al Tempio di Gerusalemme, furono uccisi nel bel mezzo dell'atto liturgico, e il loro sangue si mescolò a quello degli animali sacrificati. L'orrore di questa profanazione colpì l'immaginario popolare. Poi, il crollo della Torre di Siloe, un incidente urbano che costò la vita a diciotto persone in un quartiere di Gerusalemme.
Queste due tragedie illustrano i due volti del male: la violenza umana calcolata da un lato, e la tragica casualità dall'altro. Di fronte a tali eventi, la teologia popolare dell'epoca cercò una spiegazione morale. Secondo la dottrina della retribuzione, diffusa nell'antico giudaismo, la sventura segnalava necessariamente un peccato nascosto. Le vittime sarebbero state quindi punite per i loro peccati.
Gesù rifiuta categoricamente questa interpretazione. Per ben due volte, afferma con enfasi: le vittime non erano più peccatrici degli altri. Questa affermazione capovolge la logica contabile divina. Dio non punisce i peccati proporzionalmente con catastrofi mirate. Cristo libera così le vittime dal doppio fardello: quello della loro sofferenza e quello del giudizio morale che la accompagna.
Ma Gesù non si ferma a questa precisazione teologica. Rivolge la domanda ai suoi interlocutori: "Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". L'urgenza cambia. Non si tratta più di capire perché queste persone siano morte, ma di comprendere che siamo tutti mortali, tutti chiamati a cambiare. La catastrofe diventa una rivelazione, non della colpa delle vittime, ma del nostro bisogno di conversione.
La parabola del fico sterile estende questo insegnamento per immagini. Un proprietario terriero scopre che dopo tre anni il suo fico non porta ancora frutto. Esaurita la pazienza, ordina di tagliarlo. Ma il vignaiolo intercede, chiedendo più tempo per prendersi cura dell'albero, dissodarlo e concimarlo. Forse porterà frutto. In caso contrario, solo allora verrà tagliato.
Questa parabola traduce il messaggio centrale del Vangelo in linguaggio agricolo. Dio è paziente come il padrone di casa, sperando di vedere le nostre vite portare frutto. Cristo interviene come il vignaiolo, implorando un tempo di grazia, lavorando il terreno dei nostri cuori. Ma questa tregua non è indefinita. L'urgenza della conversione rimane, addolcita dalla tenerezza divina ma non soppressa.

Conversione: passaggio dalla morte alla vita
La conversione di cui parla Gesù non è principalmente un cambiamento morale, ma una trasformazione esistenziale. Il termine greco "metanoia" significa letteralmente "cambiamento di mentalità" o "inversione di pensiero". Si tratta di vedere il mondo, se stessi e Dio con occhi nuovi, riconoscendo che il nostro solito stile di vita ci sta conducendo a un vicolo cieco.
«Perirete tutti allo stesso modo»: questa frase suona dura alle nostre orecchie contemporanee. Eppure esprime una verità antropologica fondamentale. Senza un cambiamento interiore, ci dirigiamo verso una morte non solo biologica, ma anche spirituale. Avviciniamo come il fico sterile, incapaci di produrre i frutti della vita divina. Questa morte progressiva si manifesta con l'indurimento del cuore, l'aumento dell'egoismo e la chiusura agli altri e alla trascendenza.
La conversione, al contrario, apre un cammino di vita. Ci strappa dagli automatismi distruttivi, dalle abitudini mortifere, dai compromessi che corrodono il nostro essere. Ci porta dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla libertà, dalla sterilità alla fecondità. Questa trasformazione radicale non avviene con le nostre forze, ma per l'azione della grazia divina che opera nella nostra terra interiore.
L’Alleluia che precede il Vangelo cita il profeta Ezechiele: «Non provo alcun piacere nella morte del malvagio», dice il Signore. «Si converta dalla sua condotta e viva». Queste parole rivelano il cuore di Dio. Egli non desidera la nostra morte, ma la nostra vita. La conversione non è una punizione, ma una grazia. Dio gioisce quando ci rivolgiamo a Lui, proprio come il padre del figliol prodigo corre ad abbracciare il figlio pentito.
Questa urgenza di conversione deve essere compresa nella prospettiva dell'amore. Gesù non minaccia, ammonisce. Proprio come un medico che diagnostica una grave malattia non cerca di spaventare ma di salvare, Cristo ci mette di fronte alla nostra reale condizione per condurci verso la guarigione. L'urgenza nasce dall'amore, che non può sopportare di vederci perduti.
La ripetizione del duplice monito ("se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo") sottolinea l'universalità di questa chiamata. Nessuno è escluso, nessuno è troppo buono o troppo cattivo. Tutti abbiamo bisogno di conversione, tutti siamo chiamati a portare frutto. Questa uguaglianza di fronte alle esigenze di Dio ci libera dall'autocompiacimento che giudica gli altri esentando noi stessi.

La fertilità come criterio di vera conversione
La parabola del fico pone la questione del frutto al centro della conversione. Un albero esiste per portare frutto. Una vita umana trova senso nella sua fecondità spirituale. Ma di quali frutti si tratta esattamente? Come possiamo riconoscere che una vita è veramente convertita?
Nella sua lettera ai Galati, San Paolo elenca i frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé. Queste qualità non sono prestazioni morali strappate alla nostra volontà, ma i segni naturali di una vita abitata dallo Spirito Santo. Proprio come un melo produce mele senza sforzo, una persona convertita manifesta spontaneamente questi frutti nella sua condotta quotidiana.
L'amore è il primo e fondamentale frutto. Non un sentimento superficiale, ma l'agape cristiana: quella carità che cerca il bene dell'altro senza aspettarsi nulla in cambio, che perdona le offese, che dona gratuitamente. L'autentica conversione si verifica nella nostra crescente capacità di amare come Cristo ci ha amato, cioè fino al dono totale di sé.
Gioia e pace testimoniano anche la presenza divina in noi. Non un'euforia passeggera o l'assenza di conflitti, ma quella gioia profonda che permane anche nei momenti di prova, quella pace interiore che permane nonostante le tempeste esterne. Questi frutti rivelano che i nostri cuori sono ancorati a Dio, fonte di ogni vera serenità.
Pazienza e gentilezza manifestano la nostra trasformazione a immagine di Cristo. Gesù è paziente con il fico sterile e il vignaiolo intercede per lui. Allo stesso modo, la persona convertita impara ad essere paziente con se stessa e con gli altri, consapevole che la crescita spirituale richiede tempo. Diventa buona, non per debolezza, ma per forza interiore, capace di benedire anche coloro che la danneggiano.
Questi frutti non crescono isolati. Il fico della parabola è piantato in una vigna, circondato da altre piante. La nostra fecondità spirituale fiorisce nella comunità, nel servizio agli altri. La vera conversione ci volge verso i nostri fratelli e sorelle, ci rende attenti ai loro bisogni e ci impegna a costruire il Regno di Dio sulla terra.
Ma per portare frutto servono condizioni favorevoli. Il vignaiolo suggerisce di zappare intorno al fico e di aggiungere concime. Questa immagine evoca il lavoro spirituale necessario: la preghiera che scava nel nostro terreno interiore, la penitenza che feconda la nostra anima, i sacramenti che nutrono la nostra vita divina, la lettura della Scrittura che illumina il nostro cammino. Senza questa cura costante, la nostra conversione rimane superficiale e la nostra fecondità limitata.
Gli ambiti concreti della conversione quotidiana
La conversione non è un'esperienza mistica riservata ai santi, ma un cammino concreto che tocca ogni aspetto della nostra esistenza. Vediamo come questa chiamata di Cristo risuona nei diversi ambiti della nostra vita.
Nella nostra vita familiare, la conversione inizia riconoscendo il nostro egoismo quotidiano. Quante volte diamo priorità al nostro comfort rispetto all'attenzione dovuta al coniuge o ai figli? Quante volte permettiamo all'abitudine di spegnere la fiamma dell'amore? La conversione nella nostra relazione significa scegliere ogni giorno di guardarci con occhi nuovi, di perdonare le ferite accumulate, di dire "ti amo" non per routine ma per scelta consapevole. Con i nostri figli, questo significa dedicare loro del tempo di qualità, ascoltarli veramente e trasmettere non solo valori ma una fede viva.
Nella nostra vita professionale, la chiamata alla conversione ci mette di fronte ai nostri compromessi etici. Accettiamo pratiche discutibili per paura di perdere il lavoro? Partecipiamo a un sistema che sfrutta i più deboli? La conversione professionale non significa necessariamente lasciare il proprio lavoro, ma piuttosto introdurre onestà, giustizia e rispetto per la dignità umana. Può esprimersi attraverso piccoli gesti: rifiutarsi di parlare male di un collega, difendere un subordinato trattato ingiustamente, svolgere i propri compiti con eccellenza anziché con pigrizia.
Il nostro rapporto con il denaro e i beni materiali rivela anche il nostro bisogno di conversione. Gesù mette spesso in guardia contro l'attaccamento alla ricchezza. La conversione economica implica il recupero della libertà dai beni materiali, la pratica di una gioiosa sobrietà e il dare con generosità. Può iniziare in modo semplice: stabilire un budget che includa l'elemosina, resistere alle sollecitazioni pubblicitarie e scegliere prodotti etici anche se costano di più.
L'uso che facciamo del tempo costituisce un'altra dimensione della conversione. Come riempiamo le nostre giornate? Quante ore trascorriamo davanti agli schermi, consumando passivamente intrattenimento? Ci prendiamo del tempo per pregare, leggere la Bibbia o coltivare relazioni autentiche? Convertirci nella gestione del tempo significa stabilire priorità chiare, riservare momenti non negoziabili per Dio e per le persone importanti della nostra vita e imparare a dire di no alle richieste che ci distraggono.
La nostra vita relazionale richiede una conversione costante. Nutriamo vecchi rancori? Disprezziamo certe persone a causa delle loro opinioni o del loro passato? La conversione relazionale ci spinge a perdonare veramente, a cercare la riconciliazione, a vedere Cristo in ogni persona che incontriamo, anche la più ripugnante. Ci libera dal bisogno di giudicare e condannare, rendendoci più umili e accoglienti.

Le radici bibliche e patristiche della chiamata alla conversione
L'insegnamento di Gesù sulla conversione fa parte di una lunga tradizione biblica. Già i profeti dell'Antico Testamento avevano rivolto questo appello urgente al popolo d'Israele. Amos denunciava l'ingiustizia sociale e invocava un cambiamento di vita. Osea parlava del ritorno a Dio come del ritorno a una sposa amorevole. Geremia prometteva una nuova alleanza impressa nei cuori, una radicale trasformazione interiore.
Giovanni Battista, l'immediato precursore di Cristo, predicava "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati". Esigeva frutti degni di conversione: condivisione con chi non ha nulla, pratica della giustizia, rinuncia alla violenza. Il suo messaggio preparava quello di Gesù sottolineando l'urgenza: "La scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero che non produce buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco".
I Padri della Chiesa hanno meditato profondamente su questo tema della conversione. Sant'Agostino descrive la propria conversione nelle Confessioni come un lungo cammino dall'orgoglio all'umiltà, dal desiderio carnale all'amore di Dio. La sua celebre formula riassume questo movimento: "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". La conversione risponde a questa fondamentale inquietudine dell'anima umana.
San Giovanni Crisostomo, nelle sue omelie, sottolinea la pazienza divina che attende la nostra conversione. Commentando la parabola del fico, osserva che Dio potrebbe tagliarci subito, ma preferisce darci tempo. Questa pazienza non è debolezza, ma manifestazione del suo amore, che spera contro ogni speranza nella nostra conversione.
San Gregorio di Nissa ha sviluppato il concetto di conversione continua. Per lui, la vita cristiana è un movimento perpetuo di trasformazione, un progresso costantemente rinnovato verso Dio. Non ci convertiamo una volta per tutte, ma un po' di più ogni giorno, in un dinamismo che avrà termine solo in cielo.
Santa Teresa di Lisieux, più vicina a noi, testimonia una conversione di infanzia spirituale. La sua "piccola via" è un cammino di conversione quotidiana attraverso le piccole cose, l'abbandono fiducioso e l'accettazione della propria debolezza. Mostra che la grandezza della conversione non si misura in gesti spettacolari, ma nell'umile fedeltà ai dettagli di ogni giorno.
Un percorso di meditazione e pratica spirituale
Come possiamo tradurre concretamente questa chiamata alla conversione nella nostra preghiera personale? Ecco un approccio meditativo in sette passi per interiorizzare il messaggio di questo Vangelo.
Inizia ponendoti alla presenza di Dio in silenzio. Fai qualche respiro profondo, lasciando che il tumulto della giornata si plachi dentro di te. Chiedi allo Spirito Santo di illuminarti sul tuo reale bisogno di conversione.
Rileggi lentamente Luca 13:1-9. Lascia che le parole di Cristo risuonino dentro di te: "Se non vi convertite, perirete tutti". Cosa suscitano in te? Paura, rivolta, speranza? Accetta la tua reazione senza giudicarla.
Esamina la tua vita alla luce del fico sterile. In quali ambiti stai portando frutto? Dove sei sterile? Quali talenti Dio ti ha affidato e stai lasciando inutilizzati? Sii onesto, ma non troppo.
Identifica un'area specifica in cui senti la chiamata al cambiamento. Non più aree contemporaneamente, solo una. Magari un'abitudine dannosa da abbandonare, una relazione da riparare, una pratica spirituale da riprendere. Sii specifico e realistico.
Immagina il vignaiolo che intercede per te presso il proprietario terriero. Cristo sta perorando la tua causa, chiedendoti tempo e mezzi di grazia. Senti la sua tenerezza, il suo desiderio di vederti portare frutto. Lascia che questa immagine tocchi il tuo cuore.
Accogliete la pazienza di Dio, ma anche l'urgenza della conversione. Il tempo della grazia non è illimitato. Oggi è il giorno favorevole, ora è l'ora della salvezza. Decidete un primo passo concreto da compiere proprio questa settimana.
Concludi con una preghiera di fiducia. Affida a Dio il tuo sincero desiderio di cambiare, ma anche la tua debolezza. Chiedigli di scavare il tuo terreno e di fertilizzarlo con la sua grazia. Ringrazialo per il suo amore paziente.
Rispondere alle sfide contemporanee della conversione
I nostri tempi sollevano legittimi interrogativi su questa esigente chiamata di Cristo. Come conciliare l'urgenza della conversione con il rispetto del cammino di ciascuno? La paura di "perire" non è forse una manipolazione del senso di colpa? La nozione stessa di conversione non è forse infantilizzante in una società che valorizza l'autonomia?
Affrontiamo innanzitutto la questione del rispetto delle persone. L'urgenza della conversione non giustifica un proselitismo aggressivo o giudizi moralizzanti. Gesù stesso non impone mai la sua volontà con la forza. Propone, invita, chiama, ma rispetta sempre la libertà umana. Annunciare l'urgenza della conversione significa testimoniare la gioia che essa porta, non minacciare l'inferno. Significa mostrare attraverso la nostra trasformazione che questo cammino conduce alla vita, non alla diminuzione.
Per quanto riguarda il senso di colpa, dobbiamo distinguere attentamente tra senso di colpa nevrotico e vera consapevolezza del peccato. Il primo ci confina in una sterile autoaccusa; il secondo ci apre a un umile riconoscimento del nostro bisogno di grazia. Gesù non coltiva mai un senso di colpa morboso. Il suo monito mira a risvegliarci dal nostro torpore spirituale, non a schiacciarci sotto il peso dei nostri peccati. La conversione cristiana è liberazione, non alienazione.
L'obiezione all'autonomia merita una risposta articolata. La vera autonomia non consiste nell'autosufficienza in un narcisismo autarchico, ma nel diventare pienamente se stessi nella relazione con Dio e con gli altri. La conversione non ci infantilizza; ci aiuta a crescere verso la nostra statura adulta di figli e figlie di Dio. Paradossalmente, è riconoscendo la nostra dipendenza dalla grazia che raggiungiamo la vera libertà.
Alcuni sono preoccupati per la dimensione apparentemente catastrofica del messaggio: "perirete tutti". Non equivale forse a un'apocalisse ansiogena? In realtà, Gesù non sta predicendo l'imminente fine del mondo, ma ci sta ricordando la nostra condizione mortale. Moriremo tutti; questa è una certezza biologica. La domanda è se questa morte sarà un passaggio alla vita eterna o una definitiva reclusione nel nostro rifiuto di Dio. L'urgenza non deriva da una scadenza esterna, ma dalla brevità della nostra esistenza terrena.
Infine, ci si potrebbe chiedere se l'insistenza sulla conversione personale non distolga l'attenzione dall'impegno per la giustizia sociale. Questa opposizione sarebbe artificiale. La conversione autentica ci volge verso i nostri fratelli e sorelle, ci rende sensibili alle ingiustizie e ci impegna alla trasformazione del mondo. I grandi convertiti nella storia cristiana sono spesso anche grandi riformatori sociali. Pensiamo a San Francesco d'Assisi, San Vincenzo de' Paoli e Madre Teresa. La loro conversione personale ha prodotto frutti immensi per il bene comune.
Preghiera di intercessione e conversione
Signore Gesù, paziente vignaiolo che intercede per noi,
Veniamo davanti a voi consapevoli della nostra sterilità,
Della nostra resistenza alla tua grazia, del nostro rifiuto di portare frutto.
Vedi la nostra terra indurita dall'egoismo e dall'abitudine,
I nostri cuori sono ingombri di radici amare,
I nostri rami che si seccano per mancanza di linfa divina.
Eppure non ci abbandoni al nulla.
Chiedi ancora tempo per noi,
È tempo di scavare il nostro terreno indurito,
Per fertilizzare la nostra povertà con la tua ricchezza,
Irrigare la nostra aridità con l'acqua viva dello Spirito.
Tu credi in noi quando noi abbiamo smesso di credere.
Preghiamo per coloro che stanno attraversando prove,
Vittime della violenza umana o del tragico caso,
Non lasciate che portino il peso di una colpa ingiusta,
Possano scoprire la tua presenza nella loro notte,
Che possano trovare in te la forza di perdonare e sperare.
Preghiamo per coloro che giudicano e condannano,
Chi crede di poter spiegare il male con i peccati delle vittime,
Lasciate che riconoscano il loro bisogno di conversione,
Imparino l'umiltà di fronte al mistero della sofferenza,
Possano diventare strumenti di compassione e misericordia.
Preghiamo per le famiglie divise,
Dove la comunicazione si è interrotta, dove regnano risentimento e freddezza,
Possa il tuo amore abbattere i muri dell'orgoglio,
Lascia che il perdono scorra come linfa nuova,
Che la gioia della ritrovata unità sbocci come la primavera.
Preghiamo per il nostro mondo segnato dall'ingiustizia,
Dove i potenti schiacciano i deboli,
Dove il denaro regna sovrano,
Dove la creazione geme sotto lo sfruttamento,
Convertici alla giustizia, alla sobrietà, alla condivisione,
Rendici artigiani di pace e di fratellanza.
Ti preghiamo per la Chiesa, tuo corpo mistico,
Che sia sempre in stato di conversione,
Umile davanti ai suoi peccati, audace nella sua missione,
Fedeli al Vangelo, attenti ai segni dei tempi,
Che il tuo volto di misericordia risplenda sul mondo attraverso di lei.
Signore, donaci la grazia della conversione quotidiana,
Non per paura della punizione, ma per desiderio della tua presenza,
Non per obbligo morale, ma per sete di portare frutto,
Non con uno sforzo volontario, ma con l'abbandono alla tua azione,
Che ogni giorno ci avvicini un po' di più a te,
Fino al giorno in cui ti vedremo faccia a faccia
E dove la nostra gioia sarà perfetta nel tuo Regno.
Per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore,
Che intercede per noi presso il Padre,
Colui che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo,
Dio per sempre. Amen.
Conclusione
Il Vangelo di oggi non ci lascia nell'astrazione teologica. Ci pone di fronte a una scelta concreta e immediata: continuare il nostro cammino infruttuoso o accettare l'opera di trasformazione che Dio vuole operare in noi. La conversione non è un evento isolato nel passato, ma una decisione che si rinnova ogni mattina.
Inizia identificando oggi un'area specifica in cui senti la chiamata al cambiamento. Non impantanarti in propositi generici che non portano da nessuna parte. Scegli un'abitudine concreta da cambiare, una relazione da ripristinare, una preghiera da riprendere. L'importante è fare un primo passo, per quanto piccolo, nella giusta direzione.
Poi, trova il sostegno di cui hai bisogno per perseverare. La conversione solitaria è un'illusione. Abbiamo bisogno della comunità cristiana, della confessione regolare, dell'Eucaristia e della guida spirituale. Proprio come il fico ha bisogno del vignaiolo, noi abbiamo bisogno di queste mediazioni di grazia per portare frutto.
Infine, coltiva la pazienza con te stesso. La conversione è un processo graduale, con progressi e battute d'arresto. Non lasciarti scoraggiare dalle tue ripetute cadute. Rialzati ogni volta, rimettiti in carreggiata. Dio non si stanca mai di perdonare, a patto che non ci stanchiamo mai di chiedere perdono.
L'urgenza della conversione non è una minaccia che incombe sul nostro capo, ma l'espressione dell'amore infinito di Dio che desidera ardentemente la nostra felicità. Non desidera la nostra morte, ma la nostra vita. Non desidera vederci sterili, ma fecondi. Rispondendo alla sua chiamata oggi, scegliamo la vita, entriamo nella gioia del Regno, iniziamo a portare i frutti dello Spirito che sono la nostra vocazione eterna.
Pratico
- Esame di coscienza quotidiano : dedica 10 minuti ogni sera a ripercorrere la tua giornata, individuando un momento di fertilità spirituale e un momento di sterilità spirituale.
- Risoluzione concreta unica : scegli un'azione specifica da migliorare questa settimana (pazienza con i bambini, sobrietà digitale, generosità finanziaria).
- Perdono attivo : nomina una persona che devi perdonare, prega per lei ogni giorno, cerca l'opportunità di riconciliarti.
- Lettura orante del Vangelo : medita su Luca 13, 1-9 per 15 minuti tre volte questa settimana usando il metodo suggerito sopra.
- Sacramento della Riconciliazione : se è passato più di un mese, fissa un appuntamento per confessarti questa settimana o la prossima.
- Servizio di calcestruzzo : compi un atto di carità visibile questa settimana, dona il tuo tempo o denaro a qualcuno nel bisogno.
- Gratitudine per la pazienza divina : annota ogni giorno tre manifestazioni della grazia di Dio che lavora pazientemente alla tua conversione.
Riferimenti
Fonti bibliche
- Ezechiele 33:11: “Non provo alcun piacere nella morte dell’empio”.
- Matteo 21:18-22: Il fico secco e la fede che sposta le montagne
- Giovanni 15:1-8: La vera vite e i tralci che portano frutto
Insegnamento della Chiesa
- Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafi 1430-1433: Conversione e Penitenza
- Papa Francesco, Evangelii Gaudium : la gioia della conversione nella nuova evangelizzazione
Tradizione patristica e spirituale
- Sant'Agostino, Confessioni : la storia di una conversione fondante
- Santa Teresa di Lisieux, Manoscritti autobiografici : la piccola via della conversione quotidiana
Commentari esegetici
- Joseph Ratzinger (Benedetto XVI), Gesù di Nazareth : la predicazione del Regno e la chiamata alla conversione
- Francois Bovon, Vangelo secondo San Luca : commento scientifico a Luca 13, 1-9



